TanKa
Sull’acqueo soffio
silenziosa scivola
culla di piume –
gli alberi si spogliano
li dirige la luna
© ore 8,11
Sull’acqueo soffio
silenziosa scivola
culla di piume –
gli alberi si spogliano
li dirige la luna
© ore 8,11
E ci guardammo parole –
poiché i volti per tanto latitarono
da non più meritarsi
L’ultima della fila
fu mia – ineluttabile
con dignità rimasta
a guardia dell’antica vita
a sopravvivere cranica
i troppi accenti sbagliati
Potente da specchiarsi
senza arrosare guance,
senza essere capita
se non dalla tua costola
amata
Ebbe di che lamentarsi
– il passo solitario –
annusando poi tra calle e canne
la brezza stimolata dalle barche
e dagli stretti palazzi …
… lì dove l’immagine viene
ad ampliarsi su salsedine nostalgica
e sempre rimane eterna ad aspettarci
© ore 8,48
… e dare moto e modo …
alla passione incontrollabile del vento
che va dove lo reca l’onda inesistente
e senza porte
ma è così che vita chiama a vita, e dal cuore
della notte ci riporta al sole
al gusto delle cose, chiamando cose
anche quelle con un nome
© ore 7,25
Ieri – nel Nostro ieri –
l’aria era la stessa e diversa
Non soffiava primavera
ma pur pluralizzata
mi lasciava negli occhi
liceali stelle
lo sguardo che mi dicevi
di una rosa magnetica
/ ed era vero /
e tu non sai quanti
intorno si rapivano al mio segno …
…così piena d’Amore io
a non più vent’anni di vento
© ore 8,14
Lama di luce –
All’orizzonte plana
il mio sesso in due
Muliebre salsedine
e la mia voglia è la Tua
© ore 8,45
Piange Dio
la sera dei secoli –
e se non piange Lui
piango io
non rimanendo indifferente
So che la notte è vicina
e volo
ancora mio ciliegio,
all’abbattuto tronco
inerme,
fuggente
da catrame e ferro,
riavvolgendo fili e sfere
fino al mio numero primo
laddove
mi fiorivi gigantesco
per darmi
drupe gonfie di nettare
sanguigne nel loro Essere
/ Ebbra di lava dionisiaca
la tua e la mia impazienza /
© ore 7,19
Si perde l’orizzonte
oltre spazi sconfinati
/ era di siepe lo sguardo
e non ci credevamo /
fra campi erbosi
l’acqua correva giochi a nascondino,
ogni spicchio di luna sapeva d’arancia
rara
ora
immagina il deserto –
l’intriso secco cemento che sta lì a ricordare
nelle ore più buie
come veloce ci mastica il tempo
dei semafori
e in quelle più amare, quanto fu dolce
… S u m m e r …
nell’unire le Nostre guance
© ore 7,00
Fra sguardo e gambe
s’insinuano
le dita Tue d’Amante
Dolci scivolano
nell’ebbro bagnato
allo slargo che chiama
labbra a labbra
forte sussurro d’acqua
sete magnanima
Precipita la pelle
da un trapezio d’aria
vortice d’estasi
profumate acrobazie
mentre il desiderio – tutto –
entra nel lago di Carezza
e sotto una pioggia di stelle
… lei si domanda …
dove sono finiti gli anni
© ore 14,00
Quando mi torni
le strade sono ponti
che ci avvistano –
gocciare e rifiorire
boccioli di dita
a mani giunte
per essere
un attimo ancora
accanto a quel fiume –
commuovere.
due lacrime viola
l’una dentro luna
che non violi l’Ora
© ore 7,19
Non ha colori – la Nebbia
ma un non grigio e un non bianco
d’erotica malinconia
f u m a
mille allegorie
in lento silenzio
i m p r o v v i s a
Metafore fluisce
sacralità discinte
eterei galoppi
portandoli lontano –
dal nulla emerge
avvolge e discioglie
gli immersi sospiri
del vecchio paese
… e apocalittiche visioni
si stemperano …
apolidi ci si comprende
smarrendo
il senso del corpo
e della voce –
che più non avverranno
all’albero delle mele
credendo di saperci intatti
nell’anno che tornava
Già,
la Nebbia:
da quelle parti
le volte risale senza faticare,
nello spazio di un vespro
copre l’estate e poi la libera
tutta sfumandosi come mai stata –
che forse emigra fra astri stellari
per far rifulgere una nuova alba
© ore 7,48