Autore: Maria Pia

Jacaranda

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Dentro a una fiaba conduci la mia danza

magnifico risorgi
ultra mille campanule
viola, gola bianca –
appena intiepidisce l’aria
volta alle messi

argentine lande rechi dagli Avi

Mio Albero

cascata di fiori sonanti
eretto, dalle contorte braccia,
ad aspettare me che ti cerco –
in boscosa radura coriandoli farfalli
un petalo per parte sulle guance
ad arrossire evanescenza

così disteso quando con gli occhi ti bacio
e i miei sogni nelle Tue papille lascio decantare

© ore 10,00

A Henri de Toulouse -Lautrec

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Passeggiavi lì a Montmartre –

la notte scandiva lampioni
e boulevards.
Avevi gambe bambine
passi veloci vicini sobbalzanti

La mano ambidestra divina –

ai pensieri ruotava mulini
gambe crinoline.
In mezzo alla gente
colori da dito a dito

Chi mai ti vedeva seduto da in piedi?
E poi più t’importava cosa esprimesse alcuna faccia

Passeggiavi lì a Montmartre –

freddo il tuo camino.
Carrozze passavano rade
a smarrirsi
gli zoccoli dal trotto infelice

Tu – petite cafetière –

assenzio bevevi e ti stordivi
stanco di non morire.
Ma c’era la Senna ad incontrarti
che tacendo raccontava
fiabe azzurre d’altri destini

E la luna …

… la luna che il tuo senno
nei suoi crateri non voleva
ed ebbro te lo lasciava
d’una follia strana
compagno alla tua arte

Così tra terra e acqua
passeggiavi ogni bordo possibile
volando la malinconia

quando un ponte incontravi sulla via

© ore 8,10

Marzo

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Come sei oggi
pur dal domani andata?

A ieri uguale e qui con me
che ancora pronuncio
a labbra cieche il Tuo nome:

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Realtà serbo sognata
in un presente non ingannato –
fino all’ultima riga dei segni

sulla nera lavagna

Tu nella luce più chiara
Io che assetata ti anelo

ceste di baci

e il naso immergo nei tuoi capelli
col respiro più puro

© ore 8,53

Seta

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Sospinto
sull’ali dell’Eremo
il bacio del mio Paradiso

da questa terra
che in soffio elevo
con la mia penna

e bianco è lo scompiglio tremulo
di un’estasi che non appaga

Ricordo ancora i tuoi guanti –
quando ti svelavi e scivolare facevi


le mie calze di seta

© ore 6,09

La settima nota

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Forse ti sposerò domani
e sono io – Donna – a dirlo
l’incerto che scrivo fra peripezie
cercando la mia melodia

Salvami

a sprazzi ti sento
mentre corro e m’inciampo
fra ammarate foreste
col cuore che esce dal petto
nell’intrico di mani
che vogliono prendermi
sotto una luna cieca

sbandando autostrade
luci violente
carri armati
campi
genti
ombre
a un soffio dai reni –
lamine
spinate siepi
corro
mi corrono
senza dar tocco all’attimo
stremato

Dove se ne sta andando tutto il fiato in tasca rimasto?

Nascono gallerie
una dentro l’altra
luci malate piuttosto d’una nuova vita
ma sempre continuo a cercarti
mia melodia

tu che sulle mie palpebre
ora luccichi e biancheggi
sempre più rara

minuscola

a n t i c a

© ore 8,14

Y

L’amavo

sul mio corpo ignudo
nell’immaginarla mentre la guardavi
e un giro di lingua ti facevi sulle labbra
sfilando la vernice dai miei colli alti –
felici di cadere senza d’abbandono piangere
i loro tacchi

Anche io l’avevo magica!

E non mi stupivo
di quanto belli fossero i miei fianchi
da nord a sud della mia spiaggia –
Tu di voglia ribollivi
e sgorgava l’estuario

Bisogno non sentivo di nastrini vellutati
né di balconi per affacciare seni candidi

a pelle vera che di giovinezza si rosava
quando mi percorrevi con membra e anima

e i nostri petali in unico fiore morivano per sbocciare

e risbocciare …

© ore 8,42

A Grifo e Croce …

… figurine svolazzavano
farfallando speranze –
calzoncini corti e gonne a pieghe
sbucciavano ginocchi d’autore
e su piccoli piedi inconsapevoli
bronzea sgorgava la fontana:
scioglieva e sciacquava
l’innocuo sangue dai vetri –
fresca eternamente giovane

Erano risa e giochi in cinemascope
nel culto di foreste misteriose
immensi gli allori e i fichi succosi –
e quanto buono l’odore della terra
del selciato nuovo tra le macerie
così vicino al naso e al sole

turchesi le mie ballerine

nel contesto dei respiri buoni
saltellavano e correvano
poi si riposavano sulla cintola della chiesa
in fronte al porto e alle sue gru accese

finché mamma non le chiamava

intonando alla marina cristallina voce
e d’eco in eco aperte mi accoglievano …

braccia le sue persiane

© ore 6,59

Falesie

Lì al belvedere
la luna
ha le sue falesie
quando ci attraversiamo assieme
dal poggio dei desideri
e di rimpianti filiamo l’etere
chilometrando Ere

fra colonne d’Ercole presi nell’ora parca
dopo il bacio dell’alba
a celebrare archi d’abbracci
elettrici tracciati amaranto
struggente tramonto d’arancio
precluso al domani nell’oggi ostinato

ed essere così come ancora siamo

da cose dividendo il caso
la luce dalle tenebre

© ore 7,43

Febbraio

E oggi mi lasci

Tu uno dei dodici – Apostoli
diverso nell’anno,
in un giorno d’Amore sciogliesti il mio fiato
cullandolo

Era tempo di neve – tanta
dalle mie parti

Ricordo la piazza, il cavallo di marmo, Bisagno,
quel bianco
che con mani piccine volevo toccare

Di te – mia dose portante
non posso scordarmi,
sempre riposta nell’antro
che consacra gli Amanti …

… ormai domandandomi:


Per quanto potrò ritrovarti?

© ore 8,12

Alcova

Fumava


l’anima tabacco
lasciando qualcosa di giallo
su baffi moschettieri

antichi duelli
chiedevano campo
e tanto raccontavano
con lontano sguardo
al vuoto lì nel caso
le vie di riso e pianto
incise sul tuo volto
vecchio e ancor bambino

Sei fra gli ultimi esemplari
nel museo dell’aria nuova

che usava giusta chiave per entrare
dentro la sua donna

femmina e del suo maschio alcova

© ore 8,32