Categoria: poesia

Per il troppo che preme da dentro

Questa è la sera che chiude la vita di un anno,
e il Vecchio s’uccide come è stato con gli altri.

Si ride dunque alla morte
e si brinda?

Non posso pensare che tutto il passato finisca nei botti,
tra lazzi e schiamazzi,
in vetri ricolmi.

Ma io cosa conto?

E torno al mio sguardo bambino di stelle disciolte
al momento già triste, al pensiero di ora.
Scrivo e cancello
per il troppo che preme da dentro
guardando il rosso sipario in attesa
appeso nell’etere.
Il suo spesso velluto che chiude e poi apre
a repliche nuove con speranze sicure del Niente.
Mentre l’acqua che scorre
ogni ramo percorre dei palmi,

e sotto i piedi d’ognuno non aggiunge …
ma toglie.

Con tutta la mia sete

Mugola l’onda friabile all’aria,
scoppi di scogli
zampilla.
S’issa la rete
dei miei pensieri
con la fatica di vivere
bucati respiri
nella notte del giorno.
Tra monti d’abissi
lontane lampare
splendono ali,
l’umana sicumera sconfiggono
solo in un’idea
a ricamo della luce e del vento.

Specchio che specchi
l’acqua del pianto
< ti prego>
non voglio più bere.
Io che nella gola del lupo
indarno m’incarno

con tutta la mia sete.

Mentre l’ombra la faccia ti ricama e tremi

Timido passo avanza.
Nell’ecclesiale aria
in note di preghiera celestiale,
timore ha di respirare …

… e l’arco di ali
appare
nel mondo alle pareti,
cielo e oro
assieme
che luce abbracciano
sognandola purezza.
Tra colonnati marmi
il colore
parla,
ha verità trascendenti
e nessuna fuga in petto

<>

Ma digli dei peccati tuoi
ora ugualmente
che solo son desideri,
mentre l’ombra la faccia ti ricama
e tremi.
Alle tue penitenze attendi
anche se sai
che non hai rubato il seme.
Manco fosse
delle mele il tempo,
fruttato da mungere
nelle stalle più segrete …

… ché amando mai
si è colpevoli di lance,

e tuttavia ti prende

tutto l’estro e l’esistenza.

Non so

Non so
di questo andare a onde,
d’ogni messa a muro
ognuno al chiodo suo
(Né se l’Amo
copulato il punto
per sempre sarà tale
in un sempre di sé
che ignora dell’attimo
la fuga)
.
So che l’anima tua
mi fa ancora sua
e ogni goccia spalmi su di me.
Dell’abbraccio che c’incrocia
rei di una miniera di gioia
a labbra uniche
.
Ma non chiedere alle nostre mani
che anche nel pensiero si stringono
quale è l’una o l’altra

quando viene l’ombra.

(20/12/2014 08:05:21)

Col respiro che ci abita

Oggi
per Te
io levo questo canto
non dilungando righe
dove Noi possiamo l’universo.
Ché sui tasti della vita
il destino ci ha scelto
Tu e Io … insieme.

Quanti gli anni nei limiti del Tempo.
Le storie , la passione, il sorriso, il pianto
le traversie e le vene del nostro sangue denso
i viaggi vermigli del giglio e della rosa

<Quanta la sete …
la Tua voglia di Me>

Amo le tue mani rassicuranti,
lo sguardo che veleggia l’Anima,
i fatti che ci vestono la vita e realizzano parole
nella polpa delle labbra
senza tema di coriandoli.
Così come la carne intessuta nell’andare
va sull’acqua limpida dei passi
che ponti non sprecarono
(ma amai anche quando da terra sollevata non ebbi più da chiedere).

E ora che volti siamo verso una conchiglia di pace
e il cielo riverbera le spalle …

… non poco è il ricordare col respiro che ci abita.

Dentro quello sbaglio

Non so

se la formula
risolse l’enigma del perlato,
se si trattenne
dalla soluzione
il cavo.
Ma perdurava quell’incanto
appena pugnalato
strapazzandosi nel miele aspro
le dita appese su ciglia bagnate.

Valeva forse il bosco del rimpianto
almeno un euro bucato?
Come quel pettirosso con il becco
basso verso cieli in bianco?

Così da domandarti quale giusto fosse
dentro quello sbaglio
occultato dietro l’angolo
a rattrappirsi fino allo spasimo …

… semplicemente scambiando il Personaggio
con la persona a Te più cara.

Lo scettro

Non credere io non possa
curarti
è che mi manca il tempo
e ora anche la voglia
in questo cosmo immenso
chiusa
tra la maggiore orsa
e la minore
<>

E poi quel tuo viaggiare
solo con la testa
su ali di sembianze
ti rende cieco il volto
senza bocca le mani …
… l’orecchio sospeso
nella muta a caccia
in aria screziata
di odoroso muschio
lontano anni luce.
<>

Della lingua
ti dico che ha altre note
all’arco del suo nuoto …
… prima che lo scettro entri
tra le cosce tutto.

D’ombre e d’amore

<Fu>

ed è sbocciato ancora
quel mesto fiore di dicembre
a caso nello stesso giorno.
Muti dinosauri attoniti
i miei vichi d’ombre e d’amore.

Ti piallerà quei venerdì sonori
e solo tuoi t’apparterranno ora.
Guardalo il nostro filo
come puro se ne vola …

… con un palloncino viola.

Dalla Tua alla Mia gola

Morsicare melagrana
globulo per globulo,
rosso trasparente,
succo che cola,
dolcezza
dalla Tua alla Mia gola.

A palpebre frementi
nell’inverno dormiente
che in nudi rami
possiede i nostri germogli.

Le panchine …

… sono ferme barche
nelle grandi piazze
nei canali delle piccole strade.

Stanchi marinai le viaggiano di tanto in tanto
alcuni dormono, altri vanno lontano.
un ristoro lampo
dai passi,
e sguardi persi nel niente.

Lì il cammino per un poco tace
prende fiato sopra all’essenziale
ai capelli bianchi
a quelli che la fune
a ogni stagione attracca.

Niente guasta quando sgorga il pensiero assieme ai sogni
che di speranze scalda anche il freddo mare.

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