Reale
Un dito di luna fra i rami
profonda atmosfera
luce brillava
dagli accampati sguardi
-Dammi le Tue labbra, assaggiami
che nessuno vede e solo un faggio guarda …
… e intonarono i fiati sinfonia fantastica
i n g i n o c c h i a n d o s i
Un dito di luna fra i rami
profonda atmosfera
luce brillava
dagli accampati sguardi
-Dammi le Tue labbra, assaggiami
che nessuno vede e solo un faggio guarda …
… e intonarono i fiati sinfonia fantastica
i n g i n o c c h i a n d o s i
Ed eccoti
chiave del mio ventre
ti sento …
il tuo fiato sento
e lo annuso
e lo ingoio
tutto
e tutto
torna in me
… upside down
and round and round …
ritmo e sound
Fianchi d’odalisca
burro sciolto
pelle a pelle a r m o n i e
seni pieni d’un cinabro mio
ché sale ho in mente
fra l’umidore delle vie
!Ah, se fossi a ieri!
Quanto avrei addosso
s p o g l i a n d o m i
Povere rose
le più recise fra i fiori
concreto metafisico
che bellezza
aggiunge al Divino
e il relativo assolutizza
nella forma
nei colori
nel profumo dei petali
Povera rosa
dal giorno breve
non ti sono servite le spine
la scalza rugiada
Scende l’aquila d’oro
alla taverna dell’impossibile.
Il ninnolo in alto introduce la scena:
ali di vento
grazia che splende luce sul becco
prima che ne sbocci il sorriso
la forza che ha dentro
mi siedo – ti siedi
e l’oste ci arriva:
barba mangiata, sguardo liquido
uno straccio posato sulla spalla destra.
Nostre le mani che si cercano
sopra il nudo legno
due porto – un porto
ci alziamo
con le dita strette.
Forse le scale, forse la strada lineare
o un pensiero del Cielo
che ci dona i suoi rami
…
piume dinamiche fra la paglia tenue
C’è un lago d’argento con piumoso canto
aria di fresco cristallo
emersa da notti lucenti.
Qualche biscia muove di tanto in tanto
lasciando cerchi nell’acqua
Quasi in girotondo
piccole rocce
se ne stanno
fra un prato di papaveri
a fuoco gli sguardi
rossi. tenui. fluttuanti
Oggi
ha una strana luce il mattino, e un desiderio
che ancor più forte vibra aggrappato al Cielo
…
di carezze, voler starti vicino
momento per momento
e cuccia esserti
scaldarti col mio fiato
in questo freddo
…
che solo non viene dall’inverno
Sono
su giaciglio pronta alla trebbia
irrorata da succo denso perlato
al tocco e all’occhio.
Mentre l’appena dolce assaggi
ne levighi i petali.
Farfalle le tue labbra in fiore
solleticano falde e narici,
poi s’attaccano a turgido pistillo
maschio
di femmina in fiamme,
ne fai capezzolo
suggendo tutto il possibile.
S’apre
in mezzo alla radura
la profana fessura
rivolta al Dio piacere,
da volo esasperato di respiri
dentro il lago Tu m’entri.
E ancora cresci …
profondo
fino al cuore
Quasi un ritorcersi
nei braghi.
Cade la neve,
e solitudine
mista a una candela
un lumicino trema
nella stanza
avvolta in chiaro scuro
tra i severi canterani
della scorsa epoca
e non sono mai state cosi bianche le mie mani
Era la notte che passava al giorno la palla dipartita
un campo con il tanga smunto e il reggiseno spoglio
dell’anima
che poi il dire della battona a fare specie
qualche volta reca muta domanda in campo
attaccata all’angolo con la sigaretta in bocca
/senza essere Bogart/
avendo una prugna secca in mano e l’altra intenta ai ferri del mestiere
Ascolta …
come è possibile che batta rintocchi
e ti stupisca quando poi li smette?
Immedesimati …
a volte rallenta
a volte più svelto rimbomba
E tu da lui fiato lungo pretendi e la corsa
rimproverandogli il corto movente …
che soprassieda
ai dispiaceri
alle ingiustizie
alla anidride carbonica
ai continui assalti del mondo
bastante della rara gioia
quel continuo che dona al suo corpo
anche lui fatto di polpa
col poco troppo che spesso gli torna
fino alla fine del corso