Autore: Maria Pia

Reale

Un dito di luna fra i rami
profonda atmosfera
luce brillava
dagli accampati sguardi

-Dammi le Tue labbra, assaggiami
che nessuno vede e solo un faggio guarda …

… e intonarono i fiati sinfonia fantastica

i n g i n o c c h i a n d o s i

Upside Down

Ed eccoti
chiave del mio ventre
ti sento …
il tuo fiato sento
e lo annuso
e lo ingoio
tutto
e tutto
torna in me

… upside down
and round and round …

ritmo e sound

Fianchi d’odalisca
burro sciolto
pelle a pelle a r m o n i e
seni pieni d’un cinabro mio
ché sale ho in mente
fra l’umidore delle vie

!Ah, se fossi a ieri!
Quanto avrei addosso

s p o g l i a n d o m i

Rosae

Povere rose

le più recise fra i fiori
concreto metafisico
che bellezza
aggiunge al Divino
e il relativo assolutizza
nella forma
nei colori
nel profumo dei petali

Povera rosa


dal giorno breve

non ti sono servite le spine
la scalza rugiada

All’Aquila d’Oro

Scende l’aquila d’oro
alla taverna dell’impossibile.
Il ninnolo in alto introduce la scena:
ali di vento
grazia che splende luce sul becco
prima che ne sbocci il sorriso
la forza che ha dentro

mi siedo – ti siedi

e l’oste ci arriva:
barba mangiata, sguardo liquido
uno straccio posato sulla spalla destra.
Nostre le mani che si cercano
sopra il nudo legno

due porto – un porto

ci alziamo
con le dita strette.

Forse le scale, forse la strada lineare
o un pensiero del Cielo
che ci dona i suoi rami


piume dinamiche fra la paglia tenue

D’argento e fuoco

C’è un lago d’argento con piumoso canto
aria di fresco cristallo
emersa da notti lucenti.
Qualche biscia muove di tanto in tanto
lasciando cerchi nell’acqua

Quasi in girotondo
piccole rocce
se ne stanno
fra un prato di papaveri

a fuoco gli sguardi

rossi. tenui. fluttuanti

Fiato a Fiato

Oggi


ha una strana luce il mattino, e un desiderio
che ancor più forte vibra aggrappato al Cielo


di carezze, voler starti vicino
momento per momento
e cuccia esserti
scaldarti col mio fiato
in questo freddo

che solo non viene dall’inverno

E ancora cresci … profondo fino al cuore

Sono
su giaciglio pronta alla trebbia
irrorata da succo denso perlato
al tocco e all’occhio.
Mentre l’appena dolce assaggi
ne levighi i petali.
Farfalle le tue labbra in fiore
solleticano falde e narici,
poi s’attaccano a turgido pistillo
maschio
di femmina in fiamme,
ne fai capezzolo
suggendo tutto il possibile.

S’apre
in mezzo alla radura
la profana fessura
rivolta al Dio piacere,
da volo esasperato di respiri
dentro il lago Tu m’entri.

E ancora cresci …
profondo
fino al cuore

Bianche

Quasi un ritorcersi
nei braghi.
Cade la neve,
e solitudine
mista a una candela

un lumicino trema

nella stanza
avvolta in chiaro scuro
tra i severi canterani
della scorsa epoca

e non sono mai state cosi bianche le mie mani

Prugne

Era la notte che passava al giorno la palla dipartita
un campo con il tanga smunto e il reggiseno spoglio
dell’anima

che poi il dire della battona a fare specie
qualche volta reca muta domanda in campo
attaccata all’angolo con la sigaretta in bocca

/senza essere Bogart/

avendo una prugna secca in mano e l’altra intenta ai ferri del mestiere

Del Tempo

Ascolta …


come è possibile che batta rintocchi
e ti stupisca quando poi li smette?

Immedesimati …


a volte rallenta
a volte più svelto rimbomba

E tu da lui fiato lungo pretendi e la corsa
rimproverandogli il corto movente …

che soprassieda
ai dispiaceri
alle ingiustizie
alla anidride carbonica
ai continui assalti del mondo

bastante della rara gioia

quel continuo che dona al suo corpo
anche lui fatto di polpa
col poco troppo che spesso gli torna

fino alla fine del corso