I n f i n i t i
Parole …
… isole
di naufraghi respiri
da stendere
e sparpagliare
affinché sforino la coltre
del Limite
e ci tornino
e ci restino
lì dove fummo
anche Noi
in qualche modo
i n f i n i t i
Parole …
… isole
di naufraghi respiri
da stendere
e sparpagliare
affinché sforino la coltre
del Limite
e ci tornino
e ci restino
lì dove fummo
anche Noi
in qualche modo
i n f i n i t i
Donarti
quel che sono
o credo d’essere
quel che non sono
e vorrei essere
e riceverti
quale Tu sei
nella notte che aggiorna
desideri e segreti
…
e il mattino risveglia
trovandoci insieme
… e il desiderio a briglia sciolta cavalco
infrangendo limiti e logica
densa di lucciole pulsanti nelle vie del sangue
pensieri naviganti divengono carnali
molecole di fiero pane
Gioca a cieca mosca il mio cercarti
dietro l’angolo
voglia d’esserti a corpo ignaro
colto a contemplarti
… per apparire senza tu lo sappia
semplicemente passandoti accanto
d’improvviso
rintracciata dal Tuo sguardo
Pensare non devo più all’Amore
lasciamolo alle mele, o anche alle more
Divaghiamo allora …
verdi prati e bianchi monti
il mare al largo
e il cielo basso
meglio senza sole
affinché mi piova …
tutte le lacrime che in prigione ho nel mio cuore
@ 25 febbraio ore 20,28
È dentro una Carezza
che ricevo il Tuo liquore
sfiorami
percorrimi
ogni curva
ogni colore
non lasciarla sola
Splendide correnti
la follia ci scopre
sano batticuore
le nostre nude vesti
e in me ti perdi … e ti ritrovo
Mantello al galoppo
realtà e sogno
nel bacio della lacrima
appesa quella notte
U n i c a
anche in mezzo alla pioggia
N.B.
18 febbraio ore 7,33
Ci sono Rotte
che abbiamo solcato insieme
e le dita ancora bagnano
No, non dimentica la lingua il sapore
né l’odore la fame d’esser prede
Rosso è quel che cola
dentro sterno e mente
lava ardente
al di là di vedute obsolete
Tu il pennello, Io la tela
Guardami
carezzami
deposta in quel canto silente
fedele all’attesa
a quando ti fermi
e misurando distanze mi pensi
… vieni …
dove anche io mi fermo
di brina fulgente sparsa
con lo sguardo accanto al Tevere
A r i a
paradisiaco odore
apro i miei polmoni al sole
alla bagnata erba
alla freschezza delle viole
a un concerto d’emozioni
e torno
dove non posso
e forse non può nemmeno Dio
Si alzò
scampato alla notte.
Non sapeva sarebbe stato
l’ultimo
e inframmezzato giorno
Solite mura
solita stanza
l’impronta alla poltrona incastonata
che fosse proprio il sole alto a dirgli basta
sulla via ladra del respiro
Rimaneva il sapore dell’arancia
e nauseava
e rotolava
la corsa
le scale a dirotto
e Lui
tradotto
su quel piano freddo
ancora fresco di tepore
Se n’è andato
e più riconoscevo
quel suo corpo vuoto
Quale certezza hanno i segni
oltre l’apparenza delle cose
scritte
lette
a vigile inquietudine
Quale mano ci contiene
finta o vera
viva o morta
se pare straniamento
anche il volto delle stesse voci
e si cercano risposte
da sospesi
appena nasce una gemma
e l’amniotico cenno
racconta di piume nuove
c’è bisogno di parole
e si attende nella sera confidenza di sussurri
c’è bisogno di un altrove
nella pioggia che sovviene più del sole
in questa scena di trame e scomparse
ubriache d’infinito
Dissolvenza
è nebbia che si scioglie
fino a scomparire
così faranno i Nostri giorni
un po’ ammucchiati, un po’ in fila
nel guscio di una noce
nella scommessa eterna
finché vive la vita
@ ORE 7,30