Categoria: poesia

Nuvole

A volte mi domando …
… se le nuvole si baciano
quando piovono tristezza


e di loro io mi bagno

sotto un tetto
da una finestra affacciata

Luccicano gli occhi delle auto
schioccano fiotti d’acqua
qualche virgola va veloce a ripararsi
un ombrello sta esanime sul marciapiede
stracciato dal vento, investito dai piedi

un altro passa ancora vivo
appeso alla sua testa


di più si spoglia la strada

© ore 7,00

Si dia credito ai glicini

C’è ritrovo, ristoro
nel nuovo tuorlo d’oro –
giallo girasole incastona gioia

Pallida pendola sorride
tra tempeste di stelle illumina
nottali colli e le vie s’innamorano
in perfetto tondo a rincorrersi
antichi girotondi
senza più fiato a perdere
tornati a ora

Il tempo non è prima
Il tempo non è dopo

stanno i segreti delle ancore alle ere
come boe a ninnarsi sull’onda calma
mai perse

ma Tu

guardali i glicini che piovono tranquilli
e si dia loro credito … che sono uva in fiore

© ore 7,11

Zefiro

Fermati
donati una tregua
l’aria è sonnolenta
quietati
nella purezza acerba
e cristallina
che Zefiro solfeggia

cerca una zattera d’erba
sotto il pennone del marittimo pino
vedetta alla marea
che il meriggio s’accalora
se troppo lo senti
e sguardi e sospiri
doni in groppa a sfrenati voli

è tempo di migrare filosofici rocchetti
dal tondo di un tombolo bianco
che fiori sboccia dai fluenti petali
senza un filo d’anima

mentre s’alza la sete
e il suono della lira zampillando si spende
mulinando ronzii intorno alla fontana
oltre le finestre

dietro uno scacciapensieri

© ore 9,04

Il Saggio

Quanti respiri ci restano
diceva il saggio di un non saggio paese
rivolto all’altro che gli stava a fianco
nato nello stesso giorno pensiero

e continuando …

… se respiro piano
calmo in tiepido sole cullato dalla brezza
e tu veloce, agitata acqua
esorbitando cavalloni preda dell’infuriato
vento …
… certo donerò più passi alla strada dei miei piedi
rispetto a te

L’altro non rispose. Tanto che valeva?
I saggi sono saggi perché questo è il loro ruolo –
e nemmeno rispose il bagaglio enorme
di sudore pregno


che qualcuno gli aveva scolpito sulla schiena

© ore 7,52

Nell’Uliveto

Visibile moveva
brezza lì nell’uliveto
occulti fruscii

Ombra e sole alternavano
punto e contrappunto
saettanti balenii –
impossibile avvistare le cicale
ma ascoltarle salire … sì!
Arrampicate su scale musicali
aggrappate al solstizio soprano
della novella estate
concubina

e dal cielo indovinare il mare

Fra fronde tastare
quale da me tu sia e quale io da te

creazione Unica fra creature uguali
impronta da dito a dito che non ha alcun vetro

ma fluido che più non dà siepi al Tempo

© ore 6,59

Jacaranda

Dentro a una fiaba conduci la mia danza

magnifico risorgi
ultra mille campanule
viola, gola bianca –
appena intiepidisce l’aria
volta alle messi

argentine lande rechi dagli Avi

Mio Albero

cascata di fiori sonanti
eretto, dalle contorte braccia,
ad aspettare me che ti cerco –
in boscosa radura coriandoli farfalli
un petalo per parte sulle guance
ad arrossire evanescenza

così disteso quando con gli occhi ti bacio
e i miei sogni nelle Tue papille lascio decantare

© ore 10,00

A Henri de Toulouse -Lautrec

Passeggiavi lì a Montmartre –

la notte scandiva lampioni
e boulevards.
Avevi gambe bambine
passi veloci sobbalzanti vicini

La mano ambidestra divina –

ai pensieri ruotava mulini
culotte e crinoline.
In mezzo alla gente
colori per succhiare la vita

Chi mai ti vedeva seduto da in piedi?
E poi più t’importava cosa esprimesse alcuna faccia

Passeggiavi lì a Montmartre –

freddo il tuo camino.
Carrozze passavano rade
a smarrirsi
gli zoccoli dal trotto infelice

Tu – petite cafetière –

assenzio bevevi e ti stordivi
stanco di non morire.
Ma c’era la Senna ad incontrarti
che tacendo raccontava
fiabe azzurre d’altri destini

E la luna …

… la luna che il tuo senno
nei suoi crateri non voleva
ed ebbro te lo lasciava
d’una follia strana
compagno alla tua arte

Così tra terra e acqua
passeggiavi ogni bordo possibile
volando la malinconia

quando un ponte incontravi sulla via

© ore 8,10

Marzo

Come sei oggi
pur dal domani andata?

A ieri uguale e qui con me
che ancora pronuncio
a labbra cieche il Tuo nome:

..

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. _

.

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..

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. _

..

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. _

.

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_ _

Realtà serbo sognata
in un presente non ingannato –
fino all’ultima riga dei segni

sulla nera lavagna

Tu nella luce più chiara
Io che assetata ti anelo

ceste di baci

e il naso immergo nei tuoi capelli
col respiro più puro

© ore 8,53

Seta

Sospinto
sull’ali dell’Eremo
il bacio del Paradiso

da questa terra
che in soffio elevo
con la mia penna

e bianco è lo scompiglio tremulo
di un’estasi che non appaga

Ricordo ancora i tuoi guanti –
quando ti svelavi e scivolare facevi


le mie calze di seta

© ore 6,09

La settima nota

Forse ti sposerò domani
e sono io – Donna – a dirlo
l’incerto che scrivo fra peripezie
cercando la mia melodia

Salvami

a sprazzi ti sento
mentre corro e m’inciampo
fra ammarate foreste
col cuore che esce dal petto
nell’intrico di mani
che vogliono prendermi
sotto una luna cieca

sbandando autostrade
luci violente
carri armati
campi
genti
ombre
a un soffio dai reni –
lamine
spinate siepi
corro
mi corrono
senza dar tocco all’attimo
stremato

Dove se ne sta andando tutto il fiato in tasca rimasto?

Nascono gallerie
una dentro l’altra
luci malate piuttosto d’una nuova vita
ma sempre continuo a cercarti
mia melodia

tu che su queste palpebre
ora luccichi e biancheggi
sempre più rara

minuscola

a n t i c a

© ore 8,14