Autore: Maria Pia

Il Tempo non aspetta

E quando t’aspetta … e lo raggiungi … è perché sei finito.
Lui scorre finché scorri.
Non esisterebbe altrimenti.
È a nostra immagine e somiglianza, Bibbia della Bibbia.
Solo un cerchio può girarlo in una tazza di speranze … per sempre.
Oltre c’è il resto
oltre c’è il mondo …
e ci siamo Noi: Tu ed Io.
Con tutto ciò che è stato … nel poco il tanto di cui non resterà Niente.
Nel presente è il fatidico “Attimo fuggente”, difficile da acchiappare.
E comunque troppo breve per una sete d’infinito che sovrasta e che proprio la Vita non può contenere.

Frasche

Lo sprone boscoso aveva
acacie folte.
Gustosa fragranza
aldilà delle stagioni.

Sapeva di bucato l’aria
allontanava l’ombre.
E i castagni dalla bacchiatura
rapace
rivestì del loro verde dolce
belli con le cime tonde
col sorriso che fiorì
la valle dalle labbra rosa
il tuffo d’un abbraccio
tra la mente e il corpo.

Non era spento il fuoco
la frasca sempre presa

ma ci soffiò sopra
per ravvivarla ancora.

Il Risveglio

.Questo.
in caso un pensiero
mi venisse di passaggio
a tenermi compagnia
nell’assolo desolato
di una prima mattina.

Ho freddo
l’aria cambia d’abito
ignoro quale esso sia
nella penombra dello stato
posso solo intuire …
intuire ciò che sento da ciò che è.

Il risveglio
ha fatto il suo tempo
odo silenzio
anche lui pare non voglia più dirmi
eppure tanto contiene la sua non voce
della scala dei suoni

<>

Aprendo
alla finestra chiederei una commistione di toni
acqua di tristezza
luce di gioia
affinché i rami nel mio petto
possano riconoscersi

e non sentirsi soli.

E. E. E.

Timbrare ogni mattina
il polso all’anima,
auscultare quanto pulsa la sua vita
anche dentro a un bracciale attorcigliato.
In fondo
son le tende a invitarmi,
la loro bianca organza
a sussurrarmi:

Alzati, la notte è andata.

E io mi alzo a bermi un sorso di respiro
col volto in faccia all’aria chiara.

E pare tutto così eguale, di monotonia splendente
nell’invece d’un altro dono accumulato.

E vivo il momento del mio sangue caldo.

Abitami

… ma Tu …

abitami
con acini pieni.
Abitami lo stesso
e scorrimi
fra i rami in sboccio
d’una geografia di segni.
Fa’ dell’uva rampante
liquida nota e ambrosia

basta il primo Tuo versare
a farmi andare a volo la mente
oltre continenti
e mondi supremi
dall’oblio indecente

draga l’universo
i n c a n d e s c e n t e
dei miei sensi.

Se ci fosse un dove … dietro un quando°

Sono
qui
ultima della mia progenie
(se così posso dire)
a ignorare chi fu il mio primo.

Sai
avrei voluto scriverla
io
la tua poesia
(e mi capita di rado).

Così
conoscerti
e farci compagnia
tu ed io
a Tempo unito

a meditare sul Creato
dei suoi suoni antichi
amici in solitudine
senza rombi cittadini in testa.

Anch’io
parlo con me stessa
e mi capisco
anche contraddicendomi
dentro un Mondo a parte
dalle valli alte
d’oro maculate
col ruscello che soffia e non vedo
e al tuo somiglia.
Su un sasso assisa fra le frasche.

Quante le volte che vorrei andarmene!
Se mai ci fosse un dove dietro a un quando.

Un dove ricco di respiri
nuovi
bianchi
vermigli
freschi come menta
che riempiano lo scafandro d’azzurri destini.

Ed esule essere … da questo palco a picco sul sipario
dell’ indefinibile.

°
Liberamente ispirata da una lirica di G. Caproni

Mamma

Mai ti mancai
il gesto di una rosa
ogni anno in sboccio assieme al mio sorriso
e Tu dolcemente ad aspettarci.

Tutte le ricordo.
In cima regna l’Ultima,
volto aveva e il nome
che più posso pronunciarti

… Mamma …

altre ne vennero
struggenti e malinconiche

e ne verranno
finché una stilla di respiro mi sarà in vena
e non ci abbracceremo ancora


lì dove ti immagino.

Esistenziale

Muti lampioni ad armeggiare il vuoto,
abbandonati steli.
Affanni, premure sull’attenti
di un mondo alla ventura.
Petali venuti,
accesi lumi su mattini chiusi
e mura con in tasca un penny.

Trema l’incenso
dei marmi in preghiera
atei e credenti,
fino a quando tiepida sarà la Cera
almeno da vantarsi nella forma.
Sia pure incredula, ridicola, attonita
guaita di speranze,
a gola secca che s’ingoia
e si domanda:

Davvero tutto è stiva di valigia
e Noi solo orme dentro l’acqua?

Non so se danno risposte scie di barche
mentre annaspano via dalla terra ferma,
né quelle dimentiche d’andare
per più tempo a far cuccia sulla sabbia,
ma il Pescatore tace col suo tronco
a loro a fianco pare non guardarle

ha la rete rotta fra le mani … e Rotte cuce di pensieri.

Un poco riempimi

Manchi

[Amami

qui, ora
in questa stanza
rurale.
Nell’aria tenue
del pulviscolo fluttuante
che di Te mi è idea
e in ogni atomo s’addensa
dentro un cono di luce riflessa.

Ti sentirò le braccia
s p l e n d i d e
a nutrire l’ombre degli angoli]

un poco riempimi.