Autore: Maria Pia

Le porte sono bocche …

Controllerai le gomme
e macinerai
caffè d’autostrade –

liscio olio grigio in mezzo a coste puttane

Il cielo sarà basso colmo di nuvole magre
pronte ad ingrossare
filiera di ricordi atemporali

a gocce
a sprazzi
a nubifragi seriali

li sceglierai e non li sceglierai

tra le nostre rotule sfiorate
prima di copulare il freno canterino
nel nido della festa serale

al villaggio

dove le porte sono bocche
e le finestre sono occhi …

… che chiudono le labbra

© ore 7,31

Poetico soffrire

Non so se
sia più importante sentirti o vederti –

il Sentire però
ha frecce da scoccare
a prenderci,
misterioso senso
che gioca a nascondino
tracce d’orme
a sguardi estranei precluse

e converge
suadente pendolino
a dirci dove l’acqua si beve
dalla neve nuda,
nei vicoli del cielo
ventre a ventre venuta
in voli che non fuggono
l’impegno di fiorire
insieme

Eppure io adoro
questo Poetico soffrire
e come intrighi – Passiflora
da remoto presente
spalmata sulla pelle più segreta …

… ora che sul volto della schiena
l’hai riconosciuta

© ore 6,59

Letto di vetro

Vanno
le solite cose escludendo sottrazioni

Stanno
con doppio tono
e tu le odi e vuoi tra verbo e sentimento
nel piatto condito di noia buona

Non passa
aria alla finestra aperta a cortili vuoti,
sul lampione a guardia
d’una panchina malinconica
freddata dal sole

Ma oggi … proprio oggi … battente la notte
apprezzo anche i piccoli anonimi fiori –

nella tasca in sottofondo
alla mia stoffa
sentirmi vessillo ancora, intarsiare
ventagliate pose che sguardi
catturavano d’ammirazione
garrendo vittoria

… su letto di vetro …

con te mio rosso incancellato pomo
che mi sei come fossi allora,
riconoscendo in quelle foto a schiera
vivo sogno vivere tra siepe ed infinito

tutto il non fatto e il non detto

© ore 7,59

Un Soffio

Almeno un Soffio di luce sia rosso
in quest’alba notturna

Lo stesso
che mi appartenne un giorno
l’attimo pellegrino su bruno cammino
quando l’ultimo sbocco del Libro
pareva chiuso

e lui volò
recitando il corso
del falco coraggioso

Ho acceso un giglio – dunque
alla mia rosa
affinché senza far rumore
divenga c’era puro
e nel sangue che mi resta
e in ogni superstite goccia
fedele alla radura
sia essenza di consapevolezza

libera da visionarie memorie
da incorniciata veste
che mi fu vetrina d’unico dono

Ma lo voglio inciso – quel Soffio
di luce rossa sul mio braccio informe …

… indenne a dormire il mio sonno

© ore 8,23

Senso

C’è tatto tra pollice e indice,
un che di consistenza
che li arricchisce ed accarezza

indica e li anella dai vicini
quasi gemelli

A volte si baciano scivolandosi la pelle
e ritornando su sé stessi …

… assaporano il senso che li sveste

© ore 8,47

Il Branco

Tanta è la forza del branco
se per forza
s’intende la debolezza del gregario
che s’appiccica come gomma da masticare
a rancida saliva che solo può scendere
dove il basso tocca il suo punto più alto
senza la dignità dello sterco …
che in fondo rigenera i campi

Il lago e la montagna

Sacra montagna
dal suo comò affacciata
su una costa della stanza
a ricordare come rossi
fossero i gamberi –

nel lago della sera
splendente si specchia
assieme ai suoi pensieri,
a flussi lavici
indelebili all’ardesia

Così come tu vuoi li abbia
mentre la cingi
nel lasso guardante l’esistenza
accoccolata fra le braccia
del quadrante …

… tanto che divaghi remi e barca
con il bagaglio a un piede senza traccia

Sa di scuro profondo
il molo – lì pescoso
sulla malinconia del creato,
ed è sonaglio d’argento
che brilla oro fuso …

… da Era ad Eco l’accartocciarsi
di un naso turchino

che trasformò in fato

i nostri polsi infranti

© ore 8,43

La mia Zaira selvaggia°

Neve e sale
su occhi d’acqua
e pace –

Corrono

liberi di essere
luce libellula
mille criniere
musicali zoccoli

Destrieri

neri e bianchi
vivi di bellezza
nel momento
etereo eterno

/ rosei aironi li incoronano
a guizzi d’ali si spruzzano nel cielo /

Ed io

tutto ciò rallento solo col pensiero
per gustarmi questo afflato poetico

e divenire
e sguinzagliare


sulla loro spiaggia …

… la mia Zaira selvaggia

°
Da Run di E.

© ore 7,25

Ferro rosso

Calda ed ambrata
s’illumina Savana
ai piedi del tramonto

È pace tranquilla
in questo parco sul mondo
immenso, faunistico
ripieno di sole

Tu sorvola
fossi Acacia sparsa
sulla duna piatta,
nota che non suona,
testimone segretante
bramati ruggiti
nel giorno che riposa

E alla notte …

… dona le più accese orbite
penetrando picozza la realtà insonne

scruta l’affogo della fame nella pozza
i pedaggi pagati col sapor del ferro rosso

© ore 8,24

LA

Dove il tuo LA – mi chiedo


trapassando la cima dei denti

imbevendo nuvole
di cotonina azzurra
prese in prestito dal cielo
nella gola oscura delle tenebre …

… con un tocco secco
alle pareti che inciampano il respiro

nello scavo ateo di un dio

© ore 7,16