Autore: Maria Pia

Nebbia

Non ha colori – la Nebbia
ma un non grigio e un non bianco
d’erotica malinconia

f u m a
mille allegorie

in lento silenzio
i m p r o v v i s a

Metafore fluisce
sacralità discinte
eterei galoppi
portandoli lontano –

dal nulla emerge
avvolge e discioglie
gli immersi sospiri
del vecchio paese

… e apocalittiche visioni
si stemperano …

apolidi ci si comprende
smarrendo
il senso del corpo
e della voce –

che più non avverranno
all’albero delle mele
credendo di saperci intatti
nell’anno che tornava

Già,
la Nebbia:

da quelle parti

le volte risale senza faticare,
nello spazio di un vespro
copre l’estate e poi la libera
tutta sfumandosi come mai stata –

che forse emigra fra astri stellari
per far rifulgere una nuova alba

© ore 7,48

Sassi e Passi

Sulla battigia state

a ricordare ricordi in chi vi guarda

Voi

sassi e passi dell’anima

soggetti alla borsa del mare –

grandi rocce sgretolate

e mancate

da prima che le scimmie

osassero

conoscere Stanley

Un velo v’urge d’importanza

e il vento lo squarcia

lasciandovi secchezza

nelle fauci, l’inerte arsura

che d’inverno ghiaccia

Ai più fortunati

/ perché vicini all’acqua

e complici della sabbia /

s’offrono umori

che sbatacchiano,

onde al rialzo e al ribasso,

una stasi agitata

nell’incanto –

con tutto quel che serve

per immaginare

… o r m e …

di cui non resta traccia

© 6,59

Momenti

Ho fatto un nodo
alle mie ultime calze di seta

/ per ricordarmi
quanto cammino
accesi di sbagli,
le molte occasioni perse
sul palco del mio Canto
e tanto, tanto altro … /

Quasi le stavo strozzando!

Mi rattristavano quei feromoni
spersi
li avevo conservati dal mio Ieri
intonsi

Pensai:

Ci farò un bel quadro
credendolo un’opera d’arte –
può essere che tutto torni com’era

Poi cambiai idea

© ore 10,00

Nell’estate dei poveri

In fede supini
partire dalla cima

Con un bagaglio di sole parole
bruciare velocità e percorsi
fra l’erba fine, estremizzata –
stupendoci che l’infinito
non poteva brucare stralci cremisi
come fossero radici lavorate
a mani calde

Eppure
iconica splendeva
dirottando gli occhi
la nostra croce
verso desideri forti
e i tanti non importa –
rimanendo implosa
nel deserto
rivestito dai fiori

Troppo breve
quel senso di confine
che ci incastonava

nell’ora d’aria
lo steso ballatoio

A rovescio la conta,
le troppe bocche in bocca
al fiato, all’ansia
e al timore –
l’aver taciuto del sangue
il vero colore
saputo e perdonato poi

Allora ci raccontammo Cose
per riconoscerci

abbracciati nell’estate dei poveri

dormienti nell’unica notte

© ore 9,52

Eternale

Inutile stare sull’uscio –
ma si continua

Che altro poter aggiungere
a quell’unica conchiglia appostata alle maree

Essere capoversi irrisolti
per spremere un foruncolo dal monte,
sovrastare la tua strana flora
quando ti volti a ieri
e non ti chiedo di raggiungermi
già da tempo immemore

Guardo l’onde che ci conclamano
piangere sorrisi,
uguali e diverse inalberarsi

Brillare
come stelle che ormai non esistono

© ore 8,19

Filastrocca

Fiocca la neve
leggiadra … leggiadra

(non dico lieve sennò mi vien nausea)

Ninnola e fiocca senza fiatare
ché sempre ha intorno fiati
sovrannumerari

Lunare e solare
scende stelle bianche –
ovunque si stende e si spande
danzante volteggia piroetta
esuberante …

… indi si rilassa in lenzuola calde

È bello annusarla, rincorrerla, giocarci
con le mani piene;
è bello guardarla accanto ad un camino
convinto delle sue fiamme:

a volte son piume, a volte son farfalle
ma sempre profuma la neve delle fiabe

© ore 8,23

Nel fondo del profondo

Tardi ti sono entrata –

e ad oriente due stelle

per me hanno brillato

t a n t o

che il mio fiato

è corso al tuo fianco:

Impossibile diluire il rimpianto,

nel fondo del profondo

sarà indelebile

Avrebbe voluto la voce

uscire dal petto,

da orecchio ad orecchio

sentirti

ma – vedi Caro –

scordare non posso quel dito strumento

legato sotto il cuscino, l’imbavagliata bocca

che finti ruoli figlia

non ammettendo l’evidenza scolpita

dopo anni di tenaci ruscelli

 

così che sottopelle mi taccio

… senza mai capirti …

© ore 9,07

Nella vita degli Astri

Questo è il primo di non so quanti altri …
… che si spera per tanto felici e vitali!

<>

E anche se

aiuto m’induce
l’incisa data del latte scaduto
in patetica lava
lì dove m’affaccio d’estate

… a volte io vago …

scindo perché, nebulosi sguardi
nella vita degli Astri sospesa

Tra la mente e il cuore
volteggio
e non so se dall’una o dall’altro
mi partono certi pensieri

liberi
da nodi e da tenebre

prigionieri
del Nostro mancarci

Cogli la prima mela … a

Mi avessi vista almeno danzare
al ritmo medioevale del Trovador sensuale!

Come movevo i fianchi
al suono di melodie profane

– disegnando l’aria
con toni caldi,
tondi dalle due parti,
indietro e in avanti
nel pensarti –

per avvicinarli alle sue ali
e sentirmelo vibrare …

… nudo fra le mani

© ore 8,48

… contemplando …

Da ieri
cosa è cambiato?

Un’altra notte è andata
portando il mattino

Un giorno
come tanti altri – si spera –
monotono
uguale
che si somma a ciò che è stato
e intanto ci sottrae
al nostro cammino

Non vorrei più montagne
né russe, né italiane

Disdegnerei:

ghirigori trasversali
in perpendicolo,
meridiani orizzontali
e paralleli verticali,
mordicchiati merletti
adottanti nicchie ammuffite,
troppe scale d’affanni

Chi ha tempo non aspetti tempo!

In fondo è così bello annoiarsi


… contemplando…

il proprio calmo respiro

© ore 8,31