Autore: Maria Pia

Rugiada sulla via

Quando mi attraversi
sfioro meandri d’infinito

Misterico il passaggio
del mio passo che non muove
eppure scorre pienezze di vita –
infiorescenze sussurrate appena
ramo a ramo su gioioso spartito
a esisterci nell’anima nitida

io che ti vedo venire
al mio arrivo di rugiada sulla via

Ed è magnifico quel sapido sentore
a confondere l’eternità dei Templi
coll’immenso nido che io stendo
sulla nostra siepe

dentro una fotografia

© ore 8,13

Stregata

Odo
come sgambetti
fresca
nuova
mattutina

Da afa ne vieni
strimpellando la tua acqua

ti attendeva la terra
ti attendevano i fiori
le mie orecchie sature
d’aria assetata

Ho dormito il niente
mentre il cielo nottale brillava
i tanti pensieri in croce
alla via lattea

li ho accavallati
ma non ho pregato

non occorre voce per chiedere
a una notte stregata

© ore 9,14

Culmine

Appena giorno
il suo aroma raggiunge

è piovuto stanotte
nella stanza
stravolta dalla calura

un giro o due
mesce ora viva schiuma
brune colline di caffè

ho ceduto alle stelle


Un’aria dolce, tenue
ha alitato
menta e carezze –
divelto porte d’arsura


pianto gocce sorgive
sulla mia pelle
goduta

che conobbi e riconosco


quando l’ascolto
mi viene
da nota a nota
culmine

e bello ti sento
mio paese in autunno

© ore 7,18

Sarò Sigaretta

Dai
accendimi e fumami

sarò sigaretta
fra le tue labbra

da un pacchetto mi prenderai
pieno – unico

e mille anni e volte
non basteranno
per libare
il tabacco
accumulato

Dai
accendimi e fumami

t u t t a

assapora il gusto del primo tatto
io lingua – tu palato

con la forza del risucchio
che lieve cresce fino al massimo
adunami nel tuo universo

che io ti diventi cuore nel cervello
nell’ansito dei polmoni rivi d’arterie

a fumo tondo – aromatico
a fianchi danzanti ovunque … spargendoci insieme

e sia lontana la cenere
da nemmeno immaginarla

© ore 9,10

Bianchi Garofani

Raccontarsi
a soffi alterni, pacati
sfasando
pagine sfogliate
con cura la lentezza dell’andare

Medicare ferite dalle coste alte
ampolle di cristallo
con l’acqua pura nello sguardo

Credere che i garofani sono sempre bianchi
quando sposano l’amore – fra ceste di vimini
una bimba solitaria adornata da uncinetti d’altri

e sperare non sia sorta tramontata
l’alba sulla via raccolta

un passo avanti al mio sentire
un passo indietro alla tua spalla

© ore 9,17

In groppa alla lingua

Non ricordo quando fu l’ultima volta

Forse dovrei mirare il raggelato punto
e da lì procedere su canoa a ritroso –
l’ormeggio scandagliare prima della chiusa
fosse anche eco su binario cieco

all’endovena giungere da una fronda convinta
alle parole implose dentro un mare in tempesta

e a quello sparo in bocca che suadente trascese
e s’ingoiò il peso delle vinte papille
non dire più nulla

in groppa alla lingua salpando via per sempre

© ore 7,11

Scoccata sul mare

Lì alla baia
tra rugose rocce
potrai trovare
incompreso e tranquillo
limpido fondale

l’eco di un delfino

e anche
quel che di me resta
senza più aspettare

Non abbisogna di lacrime
la roccia
che sugli scogli la sua anima
proietta
e a volte scaglia

forte
indifesa
da faretra
presa

:

un tempo era scoccata sul mare

© ore 10,33

Seta Nera

E col mio stile
torno
dopo anni vagabondi

Tu
stanotte
carne più che sogno

L’ho capito dal mio corpo
bagnato come allora,
da quel sapore
vivo dentro la mia bocca

Dimmi dunque
ancora e ancora …

del Mondo solo Nostro
che non ci abbandona,
di quando ti commuovi
e tiri su col naso
mentre intrecciamo parole
nelle mani vuote

Dimmi

che quanto mi sei … ti sono

dell’aria priva di tocco
rimasta in un cassetto,
della seta nera
nella notte eterna

e lì riposa

senza un quadro da diporto
a portarla via con sé

© ore 7,00

Piccola Fiaba

Quando l’azzurro distende
bianco avorio –
l’ambra sfuma ghirigori
su lattiginosi confini

e io m’incanto

fata nella fiaba del rinnovo
verso quel ben di dio protesa
nell’istante transeunte che puntuale torna
col sole tramutato in ostia

sacra al rito

e per quel bacio celebrato – dolce e passionale
fra Tramonto e Aurora

che le mie guance mai smette
d’arrossire di speranze folli
come ancora fossi

/ donzelletta di rose e viole /

© ore 6,30

Non sapendo di essere felice

A sprazzi, volitiva
buca l’erba il cemento –
nell’ora alta l’afa colpisce
madida fronte

son piccole isole sparse
intorno è tutto un cantiere

annuso

con selvaggia enfasi
avvinta dal cammino
parietaria e menta,
e il temibile forasacco
lascio al solo uso dello sguardo

così che torna il tempo
alla Me bambina
quando le macerie mi erano miti,
scrigni di sperati tesori

e salva alla collina
giochi sgorgavo dai pori

non sapendo di essere felice

© ore 9,02