Autore: Maria Pia

Liana di saliva

Su liana di saliva


resta pensoso
sospeso per un po’

ragno delle stelle

nel silenzio
costruisci la tua tela
ricamala preziosa

piovuta di parole
passate – presenti – future
appendila
ai nostri corpi celesti

nella moltitudine del Sempre
custodita

© ore 8,59

For Me

Prendi le mie carezze,
che’l tempo non ha perso.

Sulla seta Tua
sarò tenue.

Farò salire questo fiume di Me
che forma Te col fiato mio,

che Ti respiro come fossi qui.

Mia Isola … dai seni bianchi.

© ore 7,00

Nel Viaggio

e sono qui
solo per Te … sono qui

quella porta aprimi
quella porta … che sai

musica atemporale

eri tu … ieri … con me
e quante ore sono passate?

Pochi chicchi e già son tanti
secoli da accumulare

Nel viaggio ti ho accompagnato
a lisce ruote alberi e case –
Montagne di mari abbiamo solcato

Tu ed Io – Me e Te

e chi era che volevamo fra le braccia?

Anima ad anima siamo restati

/qualche sorriso a stemperare
l’ombra lieve che ci illumina
spiagge strette spiagge larghe/

in un Infinito così fragile

© ore 7,38

With and Of

È che non posso fare a meno di pensarti,
condividere … tutto con Te

e tu ci sei
anche nell’aria che mi entra

nelle lisce lenzuola fra le cosce cresci
poi esci

e passiflora dei ricordi
mi torna … tutto di Te

© ore 8,33

Ciao

Non pensavo di ritrovarti qui sulla mia corda.
Stamane ho sogni intatti.
Forse è stato questo a dilatare gli angoli delle mie lenzuola,
a farmi saltellare ancora

Ricordi la fontana , come insieme inventavamo giochi?

Ci sguazzavamo i piedi coi vetri nei talloni
e il sangue indifferente si scoloriva indolore –
che arrivavano gli americani a gettarci monetine
manco fossimo fontane a farli ritornare
e a dirmi sei très joly – sì, in francese – e tipa seria
quando invece sorrisi seminavo
generosi anche alle scogliere

Tu ed Io = a Noi

Complice la montagnola dai fichi di miele
i suoi giardini nascosti
i nostri corpi imbrattati di gioia

© ore 6,21

Borghi

Bleffate su una mania di essenze
private

Non fa nulla – ma già lo sai
che nello stacco del tacco
c’è quel qualcosa che differenzia
la loquacità da un pezzo di pane

i momenti dagli anni
ieri

Del resto, anche nelle manie di uno stato
ambulante
le città si muovono
ti corrono incontro
prendono l’auto
col traffico – quando l’autobus
sarebbe meglio

e i borghi sono opere d’arte
all’aperto
che insegnano alla gente
la calma delle cene
accanto al mare

quanto esista al nostro tempo

il rifugiarsi

© ore 8,56

Templum

Allora taci

tu che mi racconti
la storia di un ruscello
e delle sue pietre –

fra lo stormir di fronde mi sussurri
la quiete

l’intreccio di dita e canestri

in questo istante

che nel Tempio del silenzio

Ti ardo

© ore 8,56

Prima che l’Onda accada

Se a caso fossi scoglio in un giardino d’inverno
-apostrofando tu ed io per arrivare a noi – non saprei che dirmi
pure se ancora ho limpido canto e lo completo con note brune
passionali

chi potrebbe del resto pronunciarsi
-anche se è vizio del fare-
sapere esattamente come e per quanto
le passate primavere aumenteranno
dentro a un SE capitale

e dimmi e ditemi -se un po’ di voce avete all’arco –
dei piedistalli di sabbia
che tutti ci sorreggono a un soffio dal mare
dello sguardo illuso a conquistarlo

prima che l’onda accada

© ore 7,40

E poi

Quante le volte
che pronunciai il Tuo nome – e tu il mio-
quello vero –fiato a fiato-
che non ha vetro.
Dentro il volto
vive intenzioni
da sogni scese e da teoremi

per divenire sguardo
per divenire Noi

E in quante vie folte d’Immenso

le camminate
al sole, fra l’ombre tenere
delle anime verdi –
d’ abbracci avvolti
nel comunque dirci
anche nei silenzi
confidenze

e a svelati secreti
rivelarci

le voglie più profonde

© ore 9,30

Geroglifici

S’adunano improvvisi – da coltri distolti –
brividi

a spina di pesce
dorsi
si moltiplicano salgono spingono
penne invisibili
per sul primo spazio bianco
imprimersi
d’inchiostro intinte le dita

è un’esigenza strana
l’astinenza assetata
volta a candida vena
l u n a r e occipite glabro
il perimetro

e Io che sono presa
-non quella – ma Altra
d’orgogliosa altra materia –
elettrica mi guardo
stupidamente stupita

malattia che non guarisce

g e r o g l i f i c i

© ore 9,10