Categoria: poesia

La zecca spaccia moneta falsa e poi va in chiesa

è stato forse un caso che si sia disciolta la faccenda
sulla bocca si disegnò un cerchietto –a mo’ di O-

il giorno preciso ora non ricordo
forse piovevano nuvole montate
piatti di neve da tirarsi in faccia-
presi l’occorrente e misurai un quadrato
ciò che ne era rimasto:

l’occhio penzolava
lacrime di cera
-la fede in un apostrofo tra (c )ed (e)-

entrò nella navata ampia

  • e sorvoliamo sul soggetto-
  • sul predicato anche –

le ginocchia stanche trovarono una scusa
per piegarsi

c’era inferno

l’ assemblea plenaria
dell’inverno

Bella da morirne

Era sete
accompagnata all’acqua
accesa di farfalle

Mani appese alle Tue braccia
il soffio
baciava e schiaffeggiava …

… e ora in vastità si sparge
moltitudine staccata
tavolozza colorata

bella da morirne

@ ore 7,14

Istanti di specie

In solitaria scure parlo al mio non dire

È il confortarmi
d’una vite lasca
che non lascia traccia di parole
a galla
fra acini nutriti

Il mondo che m’approda
ha scogliere a guardia,
nel suo fondaco segreto
s’attorciglia
in un mare di carta

Lì s’allattano
miopi ricordi

ammonticchiati istanti
di specie

incaprettati

@ ore 7,10

Uva pazza

M’appaio.

In una selva chiara m’appaio
avvolta nella nebbia
ottobrina,
accolta da castagne

A passo
molle e croccante
superstiti fragranze
s’affollano nel naso.
Le sento
concubine d’estasi
un’eco quasi
fra frasche assopite
e nuove altre.
Il diverso reso uguale
alla fine del destino

/giacigli d’uva pazza
m’indovinano
/

@ ore 7,00

Capovolta

E sta passando questo giorno
che già lo scalo dagli altri
e dalle frastagliate coste …

… per riacchiapparne un altro
perdutamente uguale
a darmi orecchio alla bocca

c a p o v o l t a

@ ore 7,00

La mia Città è strana

Il giorno mi viene incontro
mentre dal viaggio approdo

/Era la notte, e anche il mare/

Tu sai che la mia città
è strana
un po’ ritrosa, un po’ puttana
che le sue coste allarga
un po’ cosce, un po’ braccia
ad accogliere naufraghi e natanti
piccoli e grandi

<>

Sotto
i pesci dalle spavalde branchie
fanno bisboccia
vanno pazzi per gli scogli
e il muschio profumato

Sopra
decollano le grida dei gabbiani
a volte ridono , a volte piangono
i loro fazzoletti bianchi
dando fiato alle ali

@ 2 settembre ore 19,28

Nel nome degli alberi

Fa freddo
nel salotto di casa.
Meglio incontrare l’Autunno
il suo muso a colori
impazzito di caduca
gioia
nell’ antro scucito
d’altro vestito

Un piano
racconta
di un vecchio mulino
la ruota
intonata al silenzio

/l’apprezzo/

A basse luci
qualche tavolo sparso
dà un brusio che mi viene
adombrato sorseggio
a due sedie
squarcio che odora di mosto

/dammene ancora un bel sorso/

Che io possa filare l’istante
leggere l’avvenire alle foglie
nel nome degli alberi

e d’ogni altra radice pulsante

esserne parte

@ ore 7,00

Il fuoco di un cammino

Conto le stagioni e l’Oggi
mi racconto.
Va a sfinire sui monti
allo sguardo che s’arrampica
sulle punte
d’un cigno dalle cime bianche.
Una farfalla respira
l’estate freme
la sento
la tengo dentro il mio dentro.
Non se ne vuole andare

Ed è prova di banco
questo corpo indossato,
la legna a tratto fine
d’una penna che mi scrive e scrive
da voli presa
e m i g r a n t i.
Un giorno fu primavera
ma l’autunno
a freddo profuma
di un calore che spala
ricordi

Piange la sete nel cuore della gola
s’alleva la fame in un recinto sbiadito
all’inverno volto

… e Tu ed Io …

insieme con la mente
davanti al fuoco di un cammino

@ ore 7,29

Era a Castelletto …

… la strada per il Paradiso.
In altri tempi
lo stesso luogo

e il suo ascensore
tenue volava su liscia seta la sera

dopo la guerra
dentro le pareti della terra
dopo ogni altra guerra
sulla tua strada
ad aiutarti
stendendo la città
dei miei puntini
e al cielo avvicinarti
oltre le preghiere
a un nido senza siepi
fra nuvole e vele
nuotanti

lì dove i tuoi morti sono vivi
e tua madre è ad aspettarti

@ ore 7,11

Leggerò Tagore …

… all’alba

Volta alla mia notte
mi perderò nella via lattea
nei tanti nidi accesi
tra melodie di boschi
ispirandomi alle sue parole

Ma non posso!
Non posso
librarmi nella pace
essere carezze
in osmosi al creato

Io
tremo per il freddo
e vorrei tremare d’amore
quello in cui lui credeva

Fosse anche un piccolo prestito

in questo breve Ora.

@ 20 settembre 2020