Categoria: poesia

Cardæn°

Verso zone meno impervie dovresti emigrare
come comanda la tua specie


Tu indomito e sentimentale
ti dondoli e destreggi sul ramificato ghiaccio
del legno transeunte _ acchiappando _ trasparenza

l’u l t i m o fuggente

Intorno si tace: è cartolina di neve

Forse hai pensieri _
gli umani che ne possono sapere!

Non ti occorrono formule per volare
e misurare la bellezza del salto,
con precisione balzi sulla giusta meta

Ed è bianco, sì è bianco il prodigio che ti fotografa e ferma
l’inverno magico incompreso,
col fiato invece caldo _ letto _ da una fiaba che in lui rinasce.

Ed è rossa la mascherina del rosso tuo pulsare
quel cromatismo ideale,
bruno sfumare a dorarsi su l’ali

Da talamo dormiente tra poco volerai se vorrai ricominciare:
lo sento negli ori delle nari _Io ch’eppure su carta odo respirarti

e con Te m’immagino volare … dallo stretto … al lago del mio mare

° Cardellino

© ore 8,44

From a Symphony

Perché pioggia mi muove
appena alle tue note giungo
… dimmi …
se è insulto o prosieguo d’amore
questa sinfonia che si compone

Vado al bandolo delle cose
all’inizio di un come _ eroso _

tutto sfugge all’ansito del Nome
adagiato sulle mie mani vuote
e corro e salto crome biscrome

tonalità enarmoniche
schiudendo lo spartito del palpito rosso
a violini e pianoforte

tamburellando meridiana e metronomo

in aulico tono, tra candide organze
fluttuante, accesa da fulgida bellezza.
E nel nucleo dell’enfasi, scrivo accordi nuovi
e più non voglio saperne
del dubitante se di quel sé _ a cui
non importava il poi
ma solo conoscere quale fosse il vero volto

Così pioggia si commuove

cede fresco respiro nuovo
alla Me ammantata da nuvola acquea
cipria divenendo liquore _ pura Arte _

su quel corpo ch’era fuoco di passione
e Tu chiamavi Passiflora

© ore 9,44

Ciò che sta oltre il cielo

Fu un momento
_ durò anni _

Eppure contano gli sguardi
che si mancarono e contenevano il mondo:
Iperuranio scambiato
Radiazioni impresse negli occhi

Quante lezioni s’imparano senza risolverle?

Non potevo tornare alle antiche suole
scavai però un percorso sulle strade delle memorie _
solcai con loro libri e fluenti calamai per non venirmi addosso
filai concetti intrecciati a mani nuove
conservando l’amato sudore su fili di stazioni

e lì mi vissi d’uva succosa.

© ore 8,20

Hypoteínousa

Ci sono storie d’amore concluse
che non si concludono _

e impresse lasciano pagine nell’intime
pulsioni
e qualche traccia sulla bocca

Sentimenti bruciano
tenebre e aurore,
o glaciali e sereni giacciono
abbracciati a magnolie

La penna intenta, ambidestra a condurre
scompone in base all’umore, cerca
una strada migliore

Io leggo e rileggo, smusso acuti
e dadaistiche rosse performance,
sotterro e dissotterro, invento ipotesi
fantasticando quanto fossi Ipotenusa

Cerco saldezza _ insomma

siepi che sfrondino rami inutili, e di più gentili
ne germoglino appaiando parole a pensieri

e Me e Lui assolvano
mentre spolvero ricordi per svelarne il vero volto

e il cuore in gola spera in un’ultima gioia

© ore 10,47

Cuscino di piume

Abbaiata
nel mezzo d’una foresta di glicini,
da livido alone inseguita

Vanno le ombre
in luminio lunare
su laghi e su fonti

primordiali

e le nostre dita annodate
ferme
sotto un baldacchino
di intrecciato legname
s’abbagliano
udendo grilli spumeggiare

… sogni …

tra melodie di cicale
impazzite dal sole _

è notte
è giorno

sia usignolo o allodola
non importa al mio cuscino di piume

né al tempo che sgocciola

© ore 8,02

Nemmeno Tu

Sempre
nell’unico cuore

ho scavato una grotta
appartenenza di Noi

c’è posto per altri là fuori

ma in quel dentro
di neve e di fuoco
si sciolgono ed ardono
sbagliate parole
spinate rose

atti che fatti non furono
se non sciarpe monche

e baci randagi
che avrebbero potuto
essere tutto

Da lì
non posso fuggire

/ e nemmeno Tu /

© ore 8,11

Nel Nulla oltre la Siepe

Entrare nell’albero
e precipitare nell’orrore fantastico
ultra dimensionale

Se possiedi occhi
che abbiano sguardo,
ed esiste almeno una torcia attaccata a un dove,
levala dal chiodo e prosegui

/ Altrimenti fallo con la fantasia di sempre /

Labirintici corridoi
sfilano gangli di stelle
respiri ti respirano spiccioli
nell’affanno compulsivo
della tirchia aria che scorri

C’è muffa a esalarsi
e insieme
ognuno di noi a vagare
smagliate retine,
avanzi nell’imperscrutabile,
smembrate membra ed odissee
lanciate nell’alto d’un cielo
che ti dona il dolore del sapere

Aprimi, ti prego aprimi!
Dimmi che esisti ed io ancora posseggo qualche atomo
senziente

Pare uno scroscio di monete
quel che odo.
Forse ridono, forse piangono
fiorini/ducati/sesterzi a ritroso dei cancelli
non ridotti a banconote

Ma fermarsi nel bruco è impossibile,
invano e lento cammina in fede di gelsi fruttiferi;
e questo vagare nottambulo con astrali pupille
è l’unica strada per resuscitare giorni
su colli di speranza,
per credere che le ombre si dimettano
dando il cambio all’aurora,
all’augurale bouquet nel dopo appena colto

/ C’è sete più forte della fame /

Il sangue cola
senza acqua da emettere
senza spirituale carne
dentro bottiglie dannate
dentro corpi a perdere …

… girando intorno a vortici di sabbia,
in cerca di semi inesistenti,
del senso della neve da un poggio senza neve

Noi che ci spargiamo in cenere _ nel Nulla oltre la Siepe _

© ore 8,36

L’arma bianca del desiderio

Nella presa azzurra
c’è velluto nero
se ci affondi
nei sentieri delle notti

Cosmico cielo
che ha luci in anni tradotte
e mondi
d’altre probabilità

Li può pensare fino al lume di una corte
e non oltre
l’abitato sospeso

ch’eppure immagini
con l’arma bianca del desiderio

© ore 9,38

Avverbi e congiunzioni

Disarcionare
quel languore
indeciso tra rancore e rimpianto

Disadorna
appare sera appena lacera lume alla ragione
e offusca il verde delle mie persiane ventose

Vorrei sapere quando
andrò all’appuntamento che non torna,
se planerà la cena appesa a un croco

Intanto penso ricordi _

calura delle estive voglie, stessa l’aria
e i fichi d’india e l’estasi in incognita
su magico ponte contando gocce di memoria

A conferma di come s’ami e non si colga _

l’atto indomito che col merito s’accoppia sopra ogni cosa
ubbidiente a quanto fu negato agli occhi per troppe orme;

l’accetta che d’un tratto decapitò senza una parola

© ore 7,19

Randagio

Liquido piange bagliori dorati
nell’argento misto a gelo _

mi raggiungono concavi esemplari
ondulate cadenze, sussurri senza tetto
miriadi di propensioni autarchiche
tritate da rimpianto fuori tempo

Ineluttabile suolo accoglie indifferenze
sbagli piccoli e sbagli grandi

Si spogliano ribelli rami
non credendo d’essere spogliati,
reietti da ruffiani sempreverdi,
da ruoli a peso e a caso
sommessi a occulto bilanciere _

come cani si scrollano l’acqua
che sarà neve, calura nella prossima estate

Randagio e fermo
con il magone addosso, appeso al suo silenzio
è l’Albero

/ ed io di Me lo vesto /

© ore 8,33