… sotto il tappeto
Nascondere la polvere sotto il tappeto … è cosa buona a Tempo:
finché non se ne aggiunge troppa … o non viene un colpo di vento!
Nascondere la polvere sotto il tappeto … è cosa buona a Tempo:
finché non se ne aggiunge troppa … o non viene un colpo di vento!
Ci sono tagli e tagli delle uve e dei vini:
quelli che hanno senso e senno … quelli senza l’uno né l’altro
Puoi crederci oppure no,
dal balcone che s’affaccia
stendere un sorriso.
gli occhi sono porte
se ancora hanno una briciola
di sguardo.
e in sottopelle
quella lama umetta, via raschia
da ogni legno.
trucioli diventano i giorni,
e lontananze.
scorrono le strade del Regno
e asciugare non possono
le guance dei fantasmi.
… e indietro torno di molto.
sogno non sogno,
nella notte di un giorno
che epocale vela e veliero trattenne.
al corridoio lucidato a c(’)era
ora solo fra fantasmi e vuoto
in quel fronte del porto
che scompigliava maree.
a un tavolino al molo ritorto
da due caffè neri e bollenti,
silenziosa l’ansia sulle guance,
lo sfioro della chimica odorosa.
le mani indugianti l’una nell’altra,
gli sguardi su portali abbandonati.
con te ad invitarmi nei tuoi viaggi
col sorriso del mondo.
e io a portarti con me oltre le falde del tempo …
… dove uccidono i ricordi.
c’era ancora qualche spicciolo
in tasca,
la voglia di per sé,
l’intento di gustare e di gioire
nel giorno alto
l’allure della sera.
e c’eri Tu planato cielo
a riversarmi acqua di parole,
a carezzarmi ogni respiro.
luce a intarsiare l’ombre
nei brevi tratti che le mani
univano.
Ma un non coraggio aveva il tuo destino
per ritrovarsi Forza assieme al mio
ed emigrare.
così che treni passarono e sfuggirono
calpestando mondi
accatastando anni.
E ora che un filo di voce ci fa panni
ti dico che non credo a Lazzaro risorto,
né al solitario suo percorso su nostrane Ande.
ma al foro che fa buca nella notte
di uno sparo.
e tutto nel midollo lascia come vuole sia:
<a distruzione Intatta>
Luglio 2019
è appena il caso di …
o forse no
che mi parlo un po’ da me.
forse ascolterai
nell’aria che ci lega
e tu dicevi stessa,
molle firmamento
in questo tacito momento
che si fa collana ad altri.
un brindisi doniamo
alla voce che dispare
come essere mai stata.
rimbomberà alle orecchie
l’elemosina del suo suonare.
so quanto tieni alla Brughiera
che ti aggrappi ai suoi arbusti e alle sue labbra.
hai bisogno di sentire ed ascoltare
dritta schiena enigmatica,
disegnarla e venerarla,
di avallarle nuova manna.
e non vedi gli acquitrini che ti affossano le gambe
il bastone che comanda e dirige la tua strada.
in dissolvenza va l’impeto di scriverci
che in lungo si vestì e stanco ci compagna.
pallottole spuntate le parole gravi,
secchi petali quelle dolci e profumate …
sa la pelle che abbisogna d’acqua.
così prendo quei vagoni dell’andare,
il loro viaggio a chiuse porte,
i paralleli sogni che non trovano stazioni
o un avamposto di riserva …
per scaldare queste mani.
S’alza, Lei scalza senza dire,
il silenzio la fascia
nel coprirsi.
Cauta tenda chiama
luci di strada,
qualche macchina vaga.
<Sa> di lenzuola
sonnolenta città
Si svolge sui colli
Presepe di verdi ombre:
piccole case,
un brillio a dipanare
il mio chiamarlo Natale.
Poi tramonta
per il sole che sorge
e nuovamente s’addorme
finché vuole l’appello a esistere
Bello l’Inverno
quando ha il freddo più freddo.
Custode è dei corpi,
degli alberi che vestono,
di quelli spogli …
… a ognuno dà il suo ruolo la Notte
… eccoci
a cavalcare il sogno,
a farlo:
di Noi stessi a farci,
pienamente Soli
sotto un’ ardesia d’Amore …
stringimi
che il respiro stenti
e fame avrò più della mia sete
se mai fosse possibile
spogliami
dolce e maschio,
sai che godo a rivelarmi
al viaggio del tuo sguardo
marchiami
a saliva e a carezze
che di tensione vibra
la voglia eretta
… e m’inarco,
le cosce allargo
voluttuosamente dannata,
in ogni goccia di vita
arresa
alla Tua possessione divina