Il passo solitario

E ci guardammo parole –
poiché i volti per tanto latitarono
da non più meritarsi

L’ultima della fila
fu mia – ineluttabile
con dignità rimasta
a guardia dell’antica vita
a sopravvivere cranica
i troppi accenti sbagliati

Potente da specchiarsi
senza arrosare guance,
senza essere capita
se non dalla tua costola
amata

Ebbe di che lamentarsi
– il passo solitario –
annusando poi tra calle e canne
la brezza stimolata dalle barche
e dagli stretti palazzi …

… lì dove l’immagine viene
ad ampliarsi su salsedine nostalgica

e sempre rimane eterna ad aspettarci

© ore 8,48

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