Categoria: poesia

Nel fondo del profondo

Tardi ti sono entrata –

e ad oriente due stelle

per me hanno brillato

t a n t o

che il mio fiato

è corso al tuo fianco:

Impossibile diluire il rimpianto,

nel fondo del profondo

sarà indelebile

Avrebbe voluto la voce

uscire dal petto,

da orecchio ad orecchio

sentirti

ma – vedi Caro –

scordare non posso quel dito strumento

legato sotto il cuscino, l’imbavagliata bocca

che finti ruoli figlia

non ammettendo l’evidenza scolpita

dopo anni di tenaci ruscelli

 

così che sottopelle mi taccio

… senza mai capirti …

© ore 9,07

Nella vita degli Astri

Questo è il primo di non so quanti altri …
… che si spera per tanto felici e vitali!

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E anche se

aiuto m’induce
l’incisa data del latte scaduto
in patetica lava
lì dove m’affaccio d’estate

… a volte io vago …

scindo perché, nebulosi sguardi
nella vita degli Astri sospesa

Tra la mente e il cuore
volteggio
e non so se dall’una o dall’altro
mi partono certi pensieri

liberi
da nodi e da tenebre

prigionieri
del Nostro mancarci

Cogli la prima mela … a

Mi avessi vista almeno danzare
al ritmo medioevale del Trovador sensuale!

Come movevo i fianchi
al suono di melodie profane

– disegnando l’aria
con toni caldi,
tondi dalle due parti,
indietro e in avanti
nel pensarti –

per avvicinarli alle sue ali
e sentirmelo vibrare …

… nudo fra le mani

© ore 8,48

… contemplando …

Da ieri
cosa è cambiato?

Un’altra notte è andata
portando il mattino

Un giorno
come tanti altri – si spera –
monotono
uguale
che si somma a ciò che è stato
e intanto ci sottrae
al nostro cammino

Non vorrei più montagne
né russe, né italiane

Disdegnerei:

ghirigori trasversali
in perpendicolo,
meridiani orizzontali
e paralleli verticali,
mordicchiati merletti
adottanti nicchie ammuffite,
troppe scale d’affanni

Chi ha tempo non aspetti tempo!

In fondo è così bello annoiarsi


… contemplando…

il proprio calmo respiro

© ore 8,31

La sciarpa

Tante le cose
che di te non ho capito

O non voglio capire

E il farci male
veste un gioco
d’invisibile massacro

Io sciarpa
senza un collo da fasciare,
anelando tu la vita
che avrebbe potuto esserti

Sì, avrebbe. Ma quale?

Quella che mi conti in pensieri solitari
facendo di me la più incompleta?

Io credo l’altra –

che non abbisogna di tutti quei pensieri
perché dalla sua
ha la mangiatoia di un cuore fumante

/ a servirla, a venerarla /

Lavorava a maglia l’Attesa

I

Con un pugno di mosche
in petto – quante
non le contavo

… partire …

da me stessa marginale
a tutto campo – questo
indimenticabile

II

Entravo solo per andarmene

nessuno mi vedeva
nessuno mi toccava

e intanto

lavoravo a maglia l’attesa

inventandomi Penelope – Io –

che ero solo un’Anima
perfettamente astratta

III

Qualche formica s’abbracciava –


l’ultima volta
ne scelsi due a caso nel marasma:

andavano incontro al bacio
veloci aprendosi un fiumiciattolo

Guardava la mia schiena frustrata
interpretando iniqua scelleratezza

Ci aveva scritto sopra ora e data

prima che il portone mi ingoiasse
prima che il treno mi salvasse …

© ore 7,29

Neve

Acqua fatata non muove –
fulgida
bianca di giorno
azzurra di notte
al mood della luna

All’altro capo del molo
il filo s’intreccia
la fiaba racconta:

fioccano fiocchi
lontane parole/

fra freddo e fuoco
fra draghi e aironi
felpato cammino
una emme d’assolo/

suonò tempo buono
una fiamma scaldava
le bocche,
che cieco marsupio non colse
sfumando lampioni/

Ma ora …

.. ora tutto sussurra,
oltre il piatto cemento e le auto in coda
l’aria libra purezza, libertà nuova

In crescendo
davanti ai tuoi increduli occhi

la neve è venuta

© ore 9,59

Un Chissà con ghiaccio

Nell’astratta dimensione
parallela
scrivo spazi
astronauti

La conosci tu la strada?

Il milite noto
fa la guerra su marci marciapiedi,
nelle contrade smesse
erano soldatini di plastica

Ho un pied-à-terre
e l’altro dove vuoi

Stanotte – forse –
un drink …

… vale un chissà con ghiaccio!

Canzone di Natale

Distratta
frastornata nel mentre
da un Dove – senza un dove –
la Parola che pensa
t a c e

Non crede d’Essere
mai stata,
se non quale nuvola
ingenua e vagante
strade di due città –
dalla A alla Z
pronta a dilatarsi
eterea a disegnare
tante rondini bianche

/ capita scriva per purificarsi
solo di quell’Ostia che si può squagliare
/

Un artista da strada
oggi
la prende e ritaglia –
ne fa origami,
girotondi bambini,
poi fisarmonica
che stringe e allarga
esalando mesta nenia
in vista del Natale

Ed ellittica Sostanza
se ne cova a brillare fra stelle di frange
con l’unica rosa donata …

… su un ponte fantasma
sotto un cielo che ancora sa piangere

© ore 8,01

Color sangue di piccione

D’alabastro fu il mio peccato
a fondo mite –

d’opale e calcedonio
quel sentir l’aprile sintomo impellente
piovigginoso sempre,
baluginose visioni le sue più grandi
piccole morti

E c’erano intorno

prefiche,
false alessandriti invano a imitare
la linfa passiflora pura e vera ametista
tradotta crema morbida sparsa e spersa
sulla mia pelle di seta

Pieno lo spettro dei sette colori –
tutto un mondo
mi vagava in sospensione
tra pietre semipreziose
e l’occulto bosco delle pietre fini

Io Venuta dopo… accanto a un cuore di stoppa!

Io tra duri corpi divenuta astrazione
con un rubino impresso su fiorita bocca

color sangue di piccione

© ore 8,01