Autore: Maria Pia

… sotto il tappeto

Nascondere la polvere sotto il tappeto … è cosa buona a Tempo:
finché non se ne aggiunge troppa … o non viene un colpo di vento!

Le guance dei fantasmi

Puoi crederci oppure no,
dal balcone che s’affaccia
stendere un sorriso.

gli occhi sono porte
se ancora hanno una briciola
di sguardo.
e in sottopelle
quella lama umetta, via raschia
da ogni legno.
trucioli diventano i giorni,
e lontananze.

scorrono le strade del Regno
e asciugare non possono
le guance dei fantasmi.

BELLICAPELLI

… e indietro torno di molto.
sogno non sogno,
nella notte di un giorno
che epocale vela e veliero trattenne.

al corridoio lucidato a c(’)era
ora solo fra fantasmi e vuoto
in quel fronte del porto
che scompigliava maree.

a un tavolino al molo ritorto
da due caffè neri e bollenti,
silenziosa l’ansia sulle guance,
lo sfioro della chimica odorosa.

le mani indugianti l’una nell’altra,
gli sguardi su portali abbandonati.
con te ad invitarmi nei tuoi viaggi
col sorriso del mondo.

e io a portarti con me oltre le falde del tempo …
… dove uccidono i ricordi.

A DISTRUZIONE INTATTA

c’era ancora qualche spicciolo

in tasca,

la  voglia di per sé,

l’intento di gustare e di gioire

nel giorno alto

l’allure della sera.

e c’eri Tu planato cielo

a riversarmi acqua di parole,

a carezzarmi ogni respiro.

luce a intarsiare l’ombre

nei brevi tratti che le mani

 univano.

Ma un non coraggio aveva il tuo destino

per ritrovarsi Forza assieme al mio

ed emigrare.

così che treni passarono e sfuggirono

calpestando mondi

accatastando anni.

E ora che un filo di voce ci fa panni

ti dico che non credo a Lazzaro risorto,

né al solitario suo percorso su nostrane Ande.

ma al foro che fa buca nella notte

di uno sparo.

e tutto nel midollo lascia come vuole sia: 

<a distruzione Intatta>

Luglio 2019

l’ARIA CHE CI LEGA

è appena il caso di …

o forse no

che mi parlo un po’ da me.

forse ascolterai

nell’aria che ci lega

e tu dicevi stessa,

molle  firmamento

in questo tacito momento

che si fa collana ad altri.

un brindisi doniamo

alla voce che dispare

come essere mai stata.

rimbomberà alle orecchie

l’elemosina del suo suonare.

BRUGHIERA

so quanto tieni alla Brughiera

che ti aggrappi ai suoi arbusti e alle sue labbra.

hai bisogno di sentire ed ascoltare

dritta schiena  enigmatica,

disegnarla  e venerarla,

di avallarle nuova manna.

e non  vedi gli acquitrini che ti affossano le gambe

il bastone che comanda e dirige la tua strada.

PER SCALDARE QUESTE MANI

in dissolvenza  va l’impeto di  scriverci

che in lungo si vestì e stanco ci compagna.

pallottole spuntate le parole gravi,

secchi petali quelle dolci e profumate …

sa la pelle che abbisogna  d’acqua.

così prendo quei vagoni dell’andare,

il loro viaggio a chiuse porte,

i paralleli sogni che non trovano stazioni

o un avamposto di riserva …

per scaldare queste mani.

Dà il suo ruolo la Notte

S’alza, Lei scalza senza dire,
il silenzio la fascia
nel coprirsi.
Cauta tenda chiama
luci di strada,
qualche macchina vaga.
<Sa> di lenzuola
sonnolenta città

Si svolge sui colli
Presepe di verdi ombre:
piccole case,
un brillio a dipanare
il mio chiamarlo Natale.
Poi tramonta
per il sole che sorge
e nuovamente s’addorme
finché vuole l’appello a esistere

Bello l’Inverno
quando ha il freddo più freddo.
Custode è dei corpi,
degli alberi che vestono,
di quelli spogli …

… a ognuno dà il suo ruolo la Notte

POSSESSION

…  eccoci

a cavalcare il sogno,

a farlo:

di Noi stessi a farci,

pienamente Soli

sotto un’ ardesia d’Amore …

stringimi  

che il respiro stenti

e fame  avrò più  della mia sete

se mai fosse  possibile

spogliami

dolce e maschio,

sai che godo a rivelarmi

al viaggio del tuo sguardo

marchiami

a saliva e a carezze

che di tensione vibra

la voglia eretta  

… e  m’inarco,

le cosce allargo

voluttuosamente dannata,

in ogni goccia di vita

arresa

alla Tua possessione divina