All’Aquila d’Oro

Scende l’aquila d’oro
alla taverna dell’impossibile.
Il ninnolo in alto introduce la scena:
ali di vento
grazia che splende luce sul becco
prima che ne sbocci il sorriso
la forza che ha dentro

mi siedo – ti siedi

e l’oste ci arriva:
barba mangiata, sguardo liquido
uno straccio posato sulla spalla destra.
Nostre le mani che si cercano
sopra il nudo legno

due porto – un porto

ci alziamo
con le dita strette.

Forse le scale, forse la strada lineare
o un pensiero del Cielo
che ci dona i suoi rami


piume dinamiche fra la paglia tenue

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