Uccelli strani

Migrai
tra le rosse falde del cappotto:
avevo sete di caldo

Ancora sgocciolava il tetto dal soprabito
– bianco – creato a indagare
quando
avvenne il lampo
e un ruggito lo segui sul campo –
quanti
gli indizi accumulati
in coperte d’anni
lì a pregare tra gli ippocastani

All’ora non c’erano gli zaini
il carbonaio arpionava il ghiaccio

l’assoluzione e la condanna
erano uccelli strani

© ore 6,10

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