Categoria: poesia

Note

Tra poco me ne andrò –
chissà se tornerò

Mezzo pieno, mezzo vuoto –
quale dei due non mente?

E voi
note che mi siete sottofondo
altro non potete che accompagnarmi
finché vi dispongo
ad aprirmi un mondo

tutto mio e in specchio vostro
solo qui e ora

voi
frutto d’altra vita che non conosco

© ore 8,30

Istantanea

Avrebbe voluto sapere …

tra le quattro mura rimaste
la certezza della soglia marchiata a ridosso della selva

I passi invasi dall’erba, ovunque sterpaglie
meno un pruno
che fresco pregava e qualche frutto imperlinava
a caso scoccato
a tratti sbracciato sulla via annientata

Sì, avrebbe voluto sapere

Guardare le rovine in faccia
incontrare ciò che non vedeva oltre le pietre –
impedendo anche l’apparenza d’un sogno
rassegnato

ma l’estate non dimentica i suoi figli rurali –
improvvisa soffiò madama brezza
cagionando scompiglio nella radura quieta

e da una parete non parete
secca, riesumata, scampata, con la polvere intatta

… un’istantanea …

cadde come foglia morta cade

© ore 7,54

E da D’annunzio … l’inazzurrarsi delle ombre

Scricchiola secchezza tra le fauci della foresta –
pure se incerte aguzzano quel fomento d’umidore oscuro
che a tratti si trattiene in macchie grandi
e parchi riflessi

tu la senti
la fobia dentro il costato

/o la sentirai/


Nel punto più stretto della gabbia
saturno e i suoi anelli

nascosto alla calura qui a parlarti
l’intuito misterioso e grande che ti fa impagliato cimelio
sottratto a giorni brulicanti, dormienti, filistei …
all’estate impazzita

e sempre quel tutto
che insegue con solite
scoscese pendenze
d’odio amore … vita morte
imbandendo rimpianti e rancori
piagnistei di lacrime fruste
perle albeggianti tramonti
occaso a perdifiato d’astri irrisolti

Così mi consolai:

tra rose e profumo
sfogliai ali di farfalla, antica carta buona –

mi tuffai nell’estetica bellezza per riempirmi gli occhi

da d’Annunzio leggendo l’inazzurrarsi delle ombre

© ore 6,00

Falco pellegrino

Quando mi ripiegai la sera
e tornai al mio cassetto
ebbi bisogno d’aria

Avevo amici lì, ma non bastavano –
fuori tronava e il corso era cambiato

Quanti bicchieri
poteva reggere un giglio d’acqua?

Mi fu strana domanda,
sogno, carro, via lattea –
scogliera spacciata quale astro
tra miriadi di epifanie

Perciò
lasciai che quel poco tanto
fluttuasse tra un’apertura e l’altra
per scrivere al mio Io Dio
svernando allegorie

con la penna di un falco pellegrino

© ore 9,00

Pane

A poco a poco
tutti ci si perde

b r i c i o l e


che si staccano dal pane

Ricordo quando ognuno
era una fetta

che tutti insieme si mangiava

© ore 12,52

Parabola

Sfumano
saure scaglie nell’oriente antico

Dimmi, ti dissi
con convinzione vera

sabbia ne viene da roccia grande
sgretolata l’anima e il corpo addietro
perché troppo ha amato

Quindi raccolsi i miei piedi dal deserto
dando la parola all’acqua

© ore 7,52

In divenire

Dedito è il palmo indiano
aperto sopra lo sguardo
sulla prateria della via –
il tuo sorriso avvista e avvicina
nello spazio di un fiato al mio

Hanno la sinfonia delle ciliegie
arrotondata all’uva oblunga di regina
rosso e bianco succo,
gli umori che insieme trasmigrano
in divenire unico
nel mondo che non mi hai mai visto

Nessuna doccia mi tolga il tuo odore dalle braccia
nemmeno facendo l’amore con l’acqua del mare

affinché rosa sbocci l’alba d’ogni maggio
e uguale in inverno da rugiada a brina
lucente sia quell’idea affissa,
quasi fosse insegna di locanda
che a volte piange a volte sorride

nella fronte dell’Anima mia

© ore 6,09

Latrati

Non desistono –

frollare, dimenticare

Sarebbe più semplice

sgravarsene

con un parto esemplare

anche in contumacia

( s e m b r a

lo scorrere dell’acqua

lineare

che luna e sole confortino 

passi ricalcanti impronte

murarie

s e m b r a

l’apparenza sconfiggere

muri portanti

quando tutto inerte, supino

si trasforma di fase in fase

in essenziale

e le orecchie squillano adunate

di bavagli)

ammanettando memorie

ineluttabili

non assolte da perdono

inseguite da selvaggi latrati

© ore 9,07

Psychotria Elata

Pluviale

Tu che accendi le tue brattee
d’un rosso smagliante
e con dischiuso
stupore
attiri
impollinatori seriali
per tramandarti

… a vessillo …

assieme ad altra vita
ti vorrei piantare
nel mio stupendo giardino
vertebrale
superando annose Ande
d’ogni parietale

e da dicembre a marzo ricordarmi
come si fa ancora a baciare

© ore 8,26

Rugiada sulla via

Quando mi attraversi
sfioro meandri d’infinito

Misterico il passaggio
del mio passo che non muove
eppure scorre pienezze di vita –
infiorescenze sussurrate appena
ramo a ramo su gioioso spartito
a esisterci nell’anima nitida

io che ti vedo venire
al mio arrivo di rugiada sulla via

Ed è magnifico quel sapido sentore
a confondere l’eternità dei Templi
coll’immenso nido che io stendo
sulla nostra siepe

dentro una fotografia

© ore 8,13