Categoria: poesia

Trama

A fili di luna
cucio i miei sogni,
da incongruo a logica
ne dipano il computo
e Sono

… nell’altrimenti
che torno
in quell’avrei voluto
a occhi aperti
profumo della mia stoffa
fra le mani giuste …

ordito
dei Nostri attimi perduti
in faccia ai giorni

trama
che non ha più buchi

Chissà …

… se immagini
quali segreti dissetino una borraccia in pieno deserto
quanto sale contenga la piaga mai spenta
e di quale sole bruci il composto del cuore

… se sai
che anche l’amaro può essere dolce
a volte
un altalenare lento tra due punte rosa …

… rosso cinabro in altrove

Appartenerci

Raffinato
questo sentir la sera
dopo che l’acqua
m’ha baciato il corpo
in fiocchi di carezze,
e il respiro Tuo
si è mescolato al Mio
sgorgando dalle nevi
un fiume caldo

Sfiorarci il nostro modo d’essere
ciò che resta del tatto
ma l’odore
dagli scogli evade
supera i mari

ed entra nelle valli

per appartenerci

Anemone

L’armadio ho pieno di sogni
un abito per ogni stagione
caro recinto di tanti ricordi

i più antichi
Io guardo
li sfoglio

.. e qualche anemone nuovo …

ne ausculto l’odore dei feromoni
rimasto a segnare caparbio
la forza del territorio

Del giorno mi spoglio

Per la notte parto.
Sarà lungo il viaggio di luoghi in non luogo

Del giorno mi spoglio a chiusi occhi
e del salto nemmeno m’accorgo

sono dove non sono

Oltre il campo delle spoglie
nell’illusione dei volti
e delle storie

tutto io posso

Non fioriscono meriti né colpe
mi concedo il sublime e l’abietto
scompongo e compongo l’eterno ritorno

dono e prendo la vita

uccido la morte

Corolla d’erba

Oggi vorrei
essere stoffa di raso
addormentata a seta.
In essa svolgermi
e compiacermi
il settimo giorno
che ti sento

Sciolte le gambe fra nuvole rosa
godermi il picco caldo
trascendente,
i sensi protesi al mare,
sazia e salda
corrente d’un ruscello
oltre pietre da strada

E sulle valli dei miei Avi
raccontarci delle estati passate
ancora nel presente,
ricordo che passeggia
la fiaba vera

finché luce non muore
sulla Nostra corolla d’erba

Per preferire …

… bisogna aver facoltà di scelta
s l a c c i a t a
su una piazza a stella
che funzioni
fra la luce e l’ombre che non hanno tenebre

non
con l’acqua che si dà ai fiori
in plastica o recisi
sul fare delle tombe
e dei vasi scolpiti

perché l’acqua non si spreca

si dà ai vivi

La paga del Tempo

Sarei ciò che sono,
e resto
perché lo voglio.

Il mio cammino è suono,
muove con la Tua immagine
affissa al mondo

Ti sento

Ti sento anche nel fruscio del vento,
tra la sorte delle foglie che sulle mie braccia
ricrescono

Io che sono Me con Te

Vicini al di là di un luogo
in questo strano mistero

oltre la paga del Tempo

Mendicanti di parole

Eccomi

e chiave sia la mia mente
il suo desiderio
giusta che entro
dalla Tua porta
a fianco del Nostro sogno
nella realtà vera

un passo, un altro
e ti ritrovo
gli occhi a brillarci l’attesa
l’intesa che va oltre

… Tu sai …

che unico è il ritmo dei miei versi
il loro incastonarsi assieme ai Tuoi

e il resto …

il resto si lasci per obolo
ai mendicanti di parole

Al pian dei grilli

Al pian dei grilli
l’erba brilla,
l’ho salda in memoria.
La salva
la grazia di un tocco
sulla tastiera

Correvano i prati
d’estate
d’inverno
in primavera.
D’autunno erano ancora più belli,
si raccoglievano
funghi e pensieri
poco distanti
in mezzo agli alberi

proprio a due passi
/i miei e di me/
che trottolavo
e vedevo cadere coriandoli

di nuovo a fiorire domani