Categoria: poesia

Momenti

Ho fatto un nodo
alle mie ultime calze di seta

/ per ricordarmi
quanto cammino
accesi di sbagli,
le molte occasioni perse
sul palco del mio Canto
e tanto, tanto altro … /

Quasi le stavo strozzando!

Mi rattristavano quei feromoni
spersi
li avevo conservati dal mio Ieri
intonsi

Pensai:

Ci farò un bel quadro
credendolo un’opera d’arte –
può essere che tutto torni com’era

Poi cambiai idea

© ore 10,00

Nell’estate dei poveri

In fede supini
partire dalla cima

Con un bagaglio di sole parole
bruciare velocità e percorsi
fra l’erba fine, estremizzata –
stupendoci che l’infinito
non poteva brucare stralci cremisi
come fossero radici lavorate
a mani calde

Eppure
iconica splendeva
dirottando gli occhi
la nostra croce
verso desideri forti
e i tanti non importa –
rimanendo implosa
nel deserto
rivestito dai fiori

Troppo breve
quel senso di confine
che ci incastonava

nell’ora d’aria
lo steso ballatoio

A rovescio la conta,
le troppe bocche in bocca
al fiato, all’ansia
e al timore –
l’aver taciuto del sangue
il vero colore
saputo e perdonato poi

Allora ci raccontammo Cose
per riconoscerci

abbracciati nell’estate dei poveri

dormienti nell’unica notte

© ore 9,52

Eternale

Inutile stare sull’uscio –
ma si continua

Che altro poter aggiungere
a quell’unica conchiglia appostata alle maree

Essere capoversi irrisolti
per spremere un foruncolo dal monte,
sovrastare la tua strana flora
quando ti volti a ieri
e non ti chiedo di raggiungermi
già da tempo immemore

Guardo l’onde che ci conclamano
piangere sorrisi,
uguali e diverse inalberarsi

Brillare
come stelle che ormai non esistono

© ore 8,19

Filastrocca

Fiocca la neve
leggiadra … leggiadra

(non dico lieve sennò mi vien nausea)

Ninnola e fiocca senza fiatare
ché sempre ha intorno fiati
sovrannumerari

Lunare e solare
scende stelle bianche –
ovunque si stende e si spande
danzante volteggia piroetta
esuberante …

… indi si rilassa in lenzuola calde

È bello annusarla, rincorrerla, giocarci
con le mani piene;
è bello guardarla accanto ad un camino
convinto delle sue fiamme:

a volte son piume, a volte son farfalle
ma sempre profuma la neve delle fiabe

© ore 8,23

Nel fondo del profondo

Tardi ti sono entrata –

e ad oriente due stelle

per me hanno brillato

t a n t o

che il mio fiato

è corso al tuo fianco:

Impossibile diluire il rimpianto,

nel fondo del profondo

sarà indelebile

Avrebbe voluto la voce

uscire dal petto,

da orecchio ad orecchio

sentirti

ma – vedi Caro –

scordare non posso quel dito strumento

legato sotto il cuscino, l’imbavagliata bocca

che finti ruoli figlia

non ammettendo l’evidenza scolpita

dopo anni di tenaci ruscelli

 

così che sottopelle mi taccio

… senza mai capirti …

© ore 9,07

Nella vita degli Astri

Questo è il primo di non so quanti altri …
… che si spera per tanto felici e vitali!

<>

E anche se

aiuto m’induce
l’incisa data del latte scaduto
in patetica lava
lì dove m’affaccio d’estate

… a volte io vago …

scindo perché, nebulosi sguardi
nella vita degli Astri sospesa

Tra la mente e il cuore
volteggio
e non so se dall’una o dall’altro
mi partono certi pensieri

liberi
da nodi e da tenebre

prigionieri
del Nostro mancarci

Cogli la prima mela … a

Mi avessi vista almeno danzare
al ritmo medioevale del Trovador sensuale!

Come movevo i fianchi
al suono di melodie profane

– disegnando l’aria
con toni caldi,
tondi dalle due parti,
indietro e in avanti
nel pensarti –

per avvicinarli alle sue ali
e sentirmelo vibrare …

… nudo fra le mani

© ore 8,48

… contemplando …

Da ieri
cosa è cambiato?

Un’altra notte è andata
portando il mattino

Un giorno
come tanti altri – si spera –
monotono
uguale
che si somma a ciò che è stato
e intanto ci sottrae
al nostro cammino

Non vorrei più montagne
né russe, né italiane

Disdegnerei:

ghirigori trasversali
in perpendicolo,
meridiani orizzontali
e paralleli verticali,
mordicchiati merletti
adottanti nicchie ammuffite,
troppe scale d’affanni

Chi ha tempo non aspetti tempo!

In fondo è così bello annoiarsi


… contemplando…

il proprio calmo respiro

© ore 8,31

La sciarpa

Tante le cose
che di te non ho capito

O non voglio capire

E il farci male
veste un gioco
d’invisibile massacro

Io sciarpa
senza un collo da fasciare,
anelando tu la vita
che avrebbe potuto esserti

Sì, avrebbe. Ma quale?

Quella che mi conti in pensieri solitari
facendo di me la più incompleta?

Io credo l’altra –

che non abbisogna di tutti quei pensieri
perché dalla sua
ha la mangiatoia di un cuore fumante

/ a servirla, a venerarla /

Lavorava a maglia l’Attesa

I

Con un pugno di mosche
in petto – quante
non le contavo

… partire …

da me stessa marginale
a tutto campo – questo
indimenticabile

II

Entravo solo per andarmene

nessuno mi vedeva
nessuno mi toccava

e intanto

lavoravo a maglia l’attesa

inventandomi Penelope – Io –

che ero solo un’Anima
perfettamente astratta

III

Qualche formica s’abbracciava –


l’ultima volta
ne scelsi due a caso nel marasma:

andavano incontro al bacio
veloci aprendosi un fiumiciattolo

Guardava la mia schiena frustrata
interpretando iniqua scelleratezza

Ci aveva scritto sopra ora e data

prima che il portone mi ingoiasse
prima che il treno mi salvasse …

© ore 7,29