Autore: Maria Pia

Confetti …

sorvolano –fischiano-
mordono stinchi
ai confini
maree di cavallette
contundenti
offuscano
abiti da sposa

la mira ugualmente perfora
sceglie
come–quando-dove
i perché non importano
in via della fede

blindato apertamente
(l’occhio)
anche su lui piove
l’alto segno del comando
e i respiri cadono
gli alberi guardano i loro frutti marcire
grandi e piccoli -tanti senza più nome-
sparsi sull’amato grembo

belano minestre di sangue

-nel mare-

celeste futuro impossibile

© ore 7,42

Le valigie delle cose perse

P r e p a r a r s i

non importa come e quando
Tempo in Tempo per il Quanto possibile

lasciare tutto ordinato
che nessuno frughi e scopra
le valigie delle cose perse
la qualsiasi oltre l’apparenza

anche se ci si spande e perde
a mano a mano – a ogni spasimo di vento –
coscienze in incoscienze infrante
vile denaro nel niente

sotto l’albero metronomo
inutile cercare buone ombre
trovar sollievo da cocente sole

i n e s o r a b i l e

l’uguale per gli altri fremiti vale
del cielo della terra dei mari –
e ciò che custodiamo
dentro il nostro dentro

ticchettii scrutano perseguitano
paradigma inesistente è la loro indifferenza.
Ché noi stessi siamo il Tempo
inizio fine mutamento legati alla Materia

e la Mente è un palloncino
che da essa prima o poi si slega
volandosene via

saluto inconscio lascia a chi voleva bene
col linguaggio dei brividi

ricordi sfumando fino allo scoppio dell’elio

© ore 8,12

Nel Rosso Cupo Tramonto

Germoglia
sussurri più scabrosi e lievi
colli e vitigni
rosso cupo tramonto.
Seducente sul far del giorno
malia raccolti ha mietuto
e per me assaggi componi
sinfonia nell’aria che s’annusa

Coppe di cuori
i miei occhi al gioco compiacente
dei colori –
ogni goccia di sudore
che dal Tuo corpo perviene
mia dolce uva

Tutta ti sono senziente

nella valle degli abbracci
della fame e della sete

bocca a bocca … raggio a raggio

mi apri e mi fai splendere

© ore 14,12

Confessione

Da tempo ormai – IO SONO –
aldilà di ogni furtiva pesca – Inimitabile e Unica –


Più non gioco a inventarmi stili e stilemi, ritmi e cadenze:

LA LINCE
lasciai, le immense sue diottrie
dai territori acuti

LUCAESSE
che dettò parole congiunte, vulcaniche idee
ed ancora ha tanti proseliti consapevoli e inconsapevoli

TUNDRA
predatrice dei sensi
ironica, sensuale, d’eleganza intensa

… e …

DOMITILLA mi tengo -troppo cara –
che POESIE BREVI varò

rimaste ragazze per sempre

© ore 10,07

Astrofisica

Mi chiedi
l’appello sulla riva degli occhi

Ma fu colpo d’accetta nella bufera
viola

Poi ecco le sabbie mobili,

la rotta troppo folle a vele parallele
che avvenne e ancora avviene
al gusto di vibranti steli.

E quale albero d’acqua ramifica e scorre
quasi fosse eternale cielo in terra
sceso da una allegra croce

E Noi
fantasmi di stelle a guardarci

carnali parole

© ore 7,11

Odissea

Avevi la simmetria del grano
il colore del sole appena munto

Ondeggiavi zampilli continui
cangiando colori dall’alba al tramonto

Io non capivo

lo spigare di tutte quelle strane messi

Tra sogni transitavo respiri e pensieri
posteggiando in divieto di sosta
forme tonde e aguzze dell’erba seccata raccolta
con qualche filo novello – grossi rocchetti sui campi –
Intanto, a dirimpettaio guado avamposti accumulavo
notti e giorni smarrendo il senso del pane e dell’acqua
dimenticando il loro gusto vero.
Troppe intuizioni sulle spalle fragili
che da dosso spolveravo
dando posto a immensi altri giganti

Fiori, frutti, tatto, odori, sapori, sguardo
non avevano più volto

Al loro posto, a infiniti fianchi, l’astrale tua coperta

Cos’erano e cos’era dunque questo polso?

Il tanto filare e scucire inventandomi un Cospetto?

Caso o Destino,
strada senza insegne mi divenne maestra

Io non sapevo

e sapere non vorrei del tuo libero arbitrio

© ore 8,49

Concerto

Incespicava:

in fronte la tormenta,
porte d’aria violenta,
gelido fiato di nebbia

E oltrepassava

C’era tanta fame da tagliare
zuppe in calde scodelle da sognare a cucchiaiate
nidi pigolanti dentro osterie filanti pance grasse
tovaglioli unti e svenuti su singoli bracci.
E le beveva quelle vetrate dalle insegne sventolanti
il suo corpo imbacuccato

ma non doveva fermarsi in mezzo a carri armati

Per distrarsi solfeggiava concerti e sonate
e raffiche trovava di coraggio.
Voleva – assolutamente voleva – rampicarsi su scale musicali
schiodare quell’Uomo in croce in eterno ostaggio.
Finalmente condurlo
via dalla pazza folla
via dalle convenzioni
via dai riti sacrificali che impazzano sangue
di umani agnelli

E tutto trasfigurava in bianchi petali di rose

nella sua libera mente imprigionata

© ore 9,33

Dispnea

Guardo l’ora

e a ieri appaio
binario sfuggito dalle mani
duna dall’ inguine sperso
mentre si sparge
luminoso quadro

P o t r e i

anche parlare a cera persa
un’ impronta
un’immagine
farne Arte
col mio tacco di gesso
immortalato rapimento –
goccia a goccia
divenire pioggia
guancia affamata d’aria nuova –
altro pianeta

ma a filo di collana ti indossa
la mia gola protesa
troppo nuda per dimenticarti
su questa terra

© ore 7,30

Chitarra

Dolci cristalli brillano
musicali note

appena corde sfiori
e fra le braccia accogli
i miei fianchi morbidi

è una chitarra immensa l’Amore!

Si fanno brividi, si fanno gocce
scivolo audace sulle nostre schiene
su tonde pesche sinfonia che cresce

Stanziali piume i Tuoi polpastrelli

© 10 aprile ore 10,36

C i l i e g i a m i

… ogni ramo dei giorni
che sfoci velluto alle notti

c i l i e g i a m i

sempre
con guizzi di stelle
adesso – e poi ora –
che guardo i tuoi petali bianchi
preziosi sbuffi innevati

Snudata
a uno steccato offerta
fra ciocche di brezza


Io
attendo

le Tue drupe succose
l’ardore sgorgare
in grotta di bocca
i boeri ° di ieri

… e tutto il rosso che puoi

fra labbra di rosa

© 10 aprile ore 7,48